INTERPRETARE I RANKING PDF Stampa E-mail

Un recentissimo articolo pubblicato sul sito del World Economic Forum analizza il posizionamento degli atenei nel contesto dell’offerta complessiva di ciascun “sistema paese”. In particolare, riporta alcuni dati elaborati a partire dall’Academic Ranking of World Universities della Shanghai Jiao Tong University e Webometrics. Al primo posto come numero di università tra le prime 200 figurano gli Stati Uniti con 92 atenei. Nella graduatoria di destra, tuttavia, gli Usa scendono al tredicesimo posto. In poche parole, le 92 università top rappresentano solo il 2,8 per cento degli atenei del paese: vi sono molte eccellenze, ma il paese nel suo complesso è più debole di quel che normalmente si immagini. L’Italia ha solo cinque atenei tra i primi 200, che rappresentano il 2,1 per cento del totale. Se consideriamo le università Top 500, vediamo che la percentuale di atenei degli Stati Uniti crolla al 5,1 per cento rispetto al 7,2 per cento dell’Italia. Se consideriamo poi le università Top 1000, che costituiscono pur sempre il top 5 per cento degli atenei al mondo, gli Stati Uniti scendono ancor più giù nella classifica riguardante la percentuale degli atenei presenti, mentre l’Italia sale al quinto posto. Letto in altro modo, in Italia il 20 per cento circa delle università del paese offre una formazione da Top 1000. In Usa sono solo l’8,4 per cento e in Francia la percentuale scende al 7,5 per cento. Interessante la conclusione dell’articolo citato: “Ciò che interessa al cittadino medio non è tanto che il suo paese abbia istituzioni come Stanford o Oxford, quanto la qualità delle università che i suoi figli con ogni probabilità frequenteranno”. Compito dei politici è perciò garantire che un’educazione terziaria di alta qualità sia accessibile a tutti e non solo a una élite. (Fonte: A. Fuggetta, lavoce.info 17-05-17).
Nota di A. Fuggetta a margine dei commenti: Vorrei ricordare che: 1. Il confronto è stato fatto dal collega dell'Insead e pubblicato sul WEF. 2. I dati sono stati raccolti in modo omogeneo considerando le diverse tipologie di istituzioni (anche per l'Italia). 3. Stiamo parlando della qualità dell'offerta e non della struttura della domanda.