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FINANZIAMENTI. UN ULTERIORE LIVELLO DI BUROCRAZIA E DI CENTRALISMO PDF Stampa E-mail

Il governo Gentiloni ha ereditato una legge di Stabilità che contiene alcune norme utili, altre controverse e contraddittorie. Peccato non aver colto l'occasione per cancellare tutti i vincoli di volta in volta pensati per la pubblica amministrazione nel suo complesso, ma incongrui rispetto alla specificità dell'operato di atenei e centri di ricerca. Viene però sancito il principio che l'esenzione parziale o totale dalle tasse non deve riflettersi sui bilanci dei singoli atenei, ma trovare compensazione in un fondo nazionale. Le novità principali, per importo e per impatto sul sistema, riguardano il finanziamento degli atenei. Viene istituito un fondo nazionale, 45 milioni, "per il finanziamento delle attività base della ricerca", cioè per elargire, sulla base di un complicato algoritmo, un contributo modesto, 3mila euro, a 15mila tra ricercatori e associati (meno della metà della platea), escludendo del tutto, non si capisce perché, i professori ordinari. Invece di rimpolpare gli scarni finanziamenti per i Prin, i Progetti di ricerca di interesse nazionale attribuiti su base competitiva, troviamo un ulteriore passo verso il centralismo. Ancora più marcata è l'ispirazione centralistica del provvedimento che crea un "Fondo per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza", dotato di 271 milioni, per premiare i 180 dipartimenti (non uno di più, non uno di meno) che hanno ottenuto i migliori risultati nella valutazione della ricerca. Va subito chiarito che la norma, stranamente, si applica solo a partire dal 2018, e quindi non è dato sapere se queste risorse saranno del tutto aggiuntive rispetto al fondo di finanziamento ordinario o ne costituiranno una porzione, riducendone quindi la quota base. L'ispirazione appare la stessa che ha portato alle controverse Cattedre Natta, peraltro accantonate, si spera per sempre, dopo il rovinoso parere del Consiglio di Stato: una marcata sfiducia nella capacità di autogoverno del sistema unita all'illusione che provvedimenti centralistici "di vetrina" possano supplire alla mancanza di una strategia organica. Questo si traduce in una dannosa episodicità: l'anno scorso sembrava urgente reclutare più ricercatori, ecco allora un piano di reclutamento straordinario, e attrarre talenti dall'estero. A distanza di pochi mesi l'emergenza ricercatori sembra passata in secondo piano (il progetto non è stato rifinanziato) e prevale invece quella dei fondi ad personam o dei premi ai dipartimenti, che introducono un ulteriore livello di burocrazia. (Fonte: A. Schiesaro, IlSole24Ore 03-04-17)