Home 2017 20 marzo LIBRI. RAPPORTI. SAGGI SCIENZA, QUO VADIS? TRA PASSIONE INTELLETTUALE E MERCATO
SCIENZA, QUO VADIS? TRA PASSIONE INTELLETTUALE E MERCATO PDF Stampa E-mail

Autore: Gianfranco Pacchioni, il Mulino 2017, 146 pgg.
«Il mondo della ricerca è cambiato profondamente: siamo sommersi dalla quantità e la qualità sfugge. È ora di pensare a un futuro diverso, soprattutto i giovani attratti dall'affascinante prospettiva: è il momento della slow science». Gianfranco Pacchioni pro-rettore all'Università di Milano-Bicocca ha alle spalle una lunga esperienza internazionale. «Ho voluto approfondire», sottolinea, «confrontandomi con mia figlia impegnata in un dottorato in Svizzera». Così è nato Scienza, quo vadis?, una preziosa, ricca e appassionata analisi critica della realtà nella quale lo scienziato ora vive in ogni angolo del pianeta da Seul, a Pechino, a Roma o a New York. Ma è il sottotitolo del libro a fornire la chiave di lettura nella quale si dibatte ogni ricercatore "tra passione intellettuale e mercato"; una parola, quest'ultima, che fa rabbrividire solo a pronunciarla e potenzialmente capace di sterilizzare e uccidere la prima, la passione. Il numero di articoli pubblicati è ora intorno ai due milioni l'anno. «Resta difficile credere che ogni anno vengano fatte due milioni di scoperte che portano ad altrettanti tangibili avanzamenti nel mondo scientifico. È impossibile leggere tutto anche nel proprio settore. Sempre più spesso si assiste alla pubblicazione di studi in cui vengono presentate come novità assolute cose che sono note da anni». L'arrivo di Internet ha provocato una rivoluzione. Prima i risultati erano diffusi solo su carta ma dai primi anni Duemila sono nate le riviste open access, ad accesso aperto rendendo subito disponibile i risultati di un'indagine. In questo caso l'autore paga in media tra i mille e duemila euro per rendere pubblici senza filtri i risultati delle proprie ricerche. Il nobile concetto dell'accessibilità è così diventato un mercato. Le incertezze e le ambiguità scaturite dalla situazione talvolta capace di incentivare, com'è accaduto, truffe e plagi, spingono molti scienziati a chiedere il ritorno alle pratiche e ai rigori di un tempo favorendo nel 2010 la nascita del movimento "slow science" nel cui manifesto si legge che «la scienza richiede tempo per pensare, necessita di tempo per leggere e persino per sbagliare». (Fonte: G. Caprara, CorSera Sette 03-03-17)