Le prime facoltà a nascere furono a Forlì, anno 1989: la Scuola Interpreti e Scienze politiche internazionale. Poi arrivarono Psicologia e Architettura a Cesena, la seconda facoltà di Ingegneria a Forlì, Beni culturali a Ravenna, lo sviluppo nei primi anni '90 di economia del turismo e moda a Rimini. L'anima originaria del multicampus, la più grande operazione di decentramento tra le università in Italia, sancito con un accordo di programma col Ministero dell'università, dopo che uscì nel '96 la legge sul decongestionamento dei grandi atenei, in 28 anni ha cambiato volto e pelle: dai poli didattico-scientifici agli attuali campus, dalle Facoltà ai Dipartimenti, uno solo per sede: Beni culturali a Ravenna, Architettura a Cesena, Interpretariato a Forlì sino all'ultimo nato a Rimini in Scienze per la qualità della vita, che tiene insieme 50 professori di discipline diverse, dalla moda alla medicina, dal cinema alla giurisprudenza, dai chimici ai geografi. E tante sfide e vocazioni specifiche, tra cui economia e ingegneria aerospaziale a Forlì, giurisprudenza e ingegneria edile (ora in difficoltà) a Ravenna, informatica e agroalimentare a Cesena. Uno sviluppo sostenuto da consorzi, fondazioni e dagli enti locali. «La Romagna sperava di portare a casa qualcosa di più» dalla revisione dello Statuto d’ateneo, dice Lanfranco Gualtieri, presidente della Fondazione Flaminia. «Invece le prime bozze che volevano la nascita di più dipartimenti nei campus si sono perse per strada». La sfida è sempre quella: radicare la ricerca, per tenere stretti i docenti in quello che oramai è un altro ateneo: 700 professori e ricercatori, quasi 20mila studenti, immatricolazioni in crescita. (Fonte: I. Venturi, La Repubblica Bologna 01-03-17)
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