Home 2017 20 marzo SISTEMA UNIVERSITARIO VALUTATA L’ATTIVITÀ DI TERZA MISSIONE DELL’UNIVERSITÀ
VALUTATA L’ATTIVITÀ DI TERZA MISSIONE DELL’UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Che la terza missione venga valutata in una sede istituzionale, al pari della ricerca e della didattica, è una novità assoluta. Così, accanto alla più nota VQR (Valutazione qualità della ricerca), l'ANVUR ha presentato la prima valutazione della terza missione, frutto di un lavoro che ha coinvolto tutti gli atenei e gli enti nella raccolta dei dati ed un panel di esperti valutatori coordinato da Daniela Baglieri, che includeva non solo ricercatori ma anche stakeholder. Prima di tutto i numeri. L'ANVUR ha prodotto ben 88 indicatori, un enorme lavoro di classificazione, standardizzazione e, laddove possibile, misurazione. Vediamone alcuni. Nel giro di dieci anni, dal 2004 al 2014, è più che raddoppiato il numero di spin-off creati da 59 università; da 54 a 139. Il numero di imprese attive aumenta da 637 nel 2011 a 869 nel 2014. Ma la valutazione non si è basata sul numero di spin-off, ma sull'impatto in termini di fatturato e di occupazione qualificata e sulla dinamica di miglioramento nel tempo. Per quanto riguarda i brevetti la valutazione ha per la prima volta identificato separatamente due aspetti: i brevetti per i quali l'assegnatario è l’università e i brevetti inventati da ricercatori ma non assegnati all'università. Nel quadriennio 2011-2014 sono stati registrati da parte dei docenti 3013 brevetti, in media oltre 753 all'anno. Di questi, 1094 sono di titolarità di atenei, in media oltre 273 l'anno. Un'altra dimensione della terza missione riguarda la ricerca conto terzi: qui sono registrati quasi due miliardi di euro in quattro anni, ovvero circa mezzo miliardo l'anno. Meno del 10% del finanziamento ordinario, ma molto di più dei fondi ministeriali annui per la ricerca. Per una precisa scelta, la terza missione non è stata limitata alla classica valorizzazione economica della ricerca (brevetti, spin-off, conto terzi, intermediari territoriali) ma ha coperto anche la produzione di beni pubblici a servizio della società: formazione per gli adulti, trial clinici e gestione di biobanche per la salute pubblica, scavi archeologici, musei e public engagement. (Fonte: A. Bonaccorsi, Il Foglio 25-02-17)