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LA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DELLA RICERCA CHE NON PREMIA LE ECCELLENZE PDF Stampa E-mail

«La classifica delle università italiane al top nella ricerca pubblicata qualche giorno fa dall’ANVUR non riflette la vera qualità del lavoro svolto nei vari dipartimenti. I metodi adottati per stilarla premiano la mediocrità e cancellano l’eccellenza». A sostenerlo, dati alla mano, è proprio Giuseppe Mingione, al dodicesimo posto nel ranking mondiale dei matematici che producono lavori ad alto impatto (Thomson Reuters). Il suo dipartimento a Parma è considerato come il migliore d’Europa e il sesto a livello mondiale per pubblicazioni di assoluta eccellenza - quelle che compaiono nell’1 per cento dei lavori più citati nel ranking di Leiden, la bibbia della bibliometria. Eppure nella classifica dell’ANVUR, l’ente governativo incaricato della valutazione della qualità della ricerca, Parma non entra neanche nelle prime venti della sua categoria. «Nel mio settore meglio di noi fanno persino università dove non ci sono professori ordinari di Analisi». «Non è che i valutatori abbiano lavorato male - incalza Mingione -. Né tanto meno che qualcuno abbia truccato i conti. È il sistema ideato dall’ANVUR il cui errore principale è stato di chiedere a tutti i ricercatori di presentare lo stesso numero di prodotti: due in tutto. Una procedura in base alla quale chi ha molti lavori eccellenti non può farli pesare per controbilanciare l’attività di chi fa meno ricerca ma si sobbarca grossi carichi didattici e amministrativi sgravando gli altri. Il mio dipartimento per esempio è stato penalizzato dal fatto che alcuni sono estremamente attivi e altri non lo sono affatto perché sono impegnati su altri fronti. E così siamo finiti dietro a tanti altri istituti dove la qualità della ricerca complessiva è molto più bassa ma tutti hanno presentato i due lavori richiesti, anche se non dello stesso livello di quelli prodotti da noi». «Con questo sistema uno scienziato realmente eccellente, i cui lavori sono tutti di alta gamma, è indistinguibile da uno che ha una produzione mediamente scarsa ma magari ha partecipato in team con altri a due ricerche di altissimo livello. È assurdo ma è così», ha affermato Daniele Checchi, del Consiglio direttivo dell’ANVUR. (Fonte: O. Riva, CorSera Università 01-03-17)