Home 2017 20 marzo RICERCA SPERIMENTAZIONE ANIMALE. LE RESTRIZIONI CHE II PARLAMENTO ITALIANO HA AGGIUNTO NEL RECEPIRE LA DIRETTIVA EUROPEA CONDIZIONANO LA POSSIBILITA DI STUDIARE LE CAUSE DI ALCUNE MALATTIE
SPERIMENTAZIONE ANIMALE. LE RESTRIZIONI CHE II PARLAMENTO ITALIANO HA AGGIUNTO NEL RECEPIRE LA DIRETTIVA EUROPEA CONDIZIONANO LA POSSIBILITA DI STUDIARE LE CAUSE DI ALCUNE MALATTIE PDF Stampa E-mail

La completa sostituzione del modello animale non è realizzabile in quanto non esistono metodi alternativi in grado di valutare gli effetti comportamentali neurobiologici, psicologici indotti dall'assunzione/somministrazione di una sostanza, e ancora, in riferimento agli xenotrapianti, “al momento non esistono metodi alternativi a tale tipo di sperimentazione”. Sono le parole lapidarie della relazione, depositata a luglio al ministero della Salute, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lombardia ed Emilia Romagna sulla praticabilità scientifica dei divieti che la legge italiana ha aggiunto nel recepire la direttiva europea sulla sperimentazione animale. Perché l'esigenza di una relazione che risponda a un quesito ovvio? Per capirlo bisogna avventurarsi nella labirintica legislazione italiana, in questo caso concepita per rispondere a esigenze e pressioni che nulla hanno a che fare con la ragione e neanche con la ragionevolezza. Nel 2010 la Ue adotta una direttiva di revisione della precedente sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, coinvolgendo tutti gli attori interessati, compreso il principale network animalista europeo. Nel recepire la direttiva, il Parlamento italiano ha aggiunto ulteriori restrizioni che condizionano la possibilità di studiare le cause di alcune malattie. Restrizioni in contrasto con la direttiva stessa che espressamente le vieta. Ebbene, il Parlamento italiano ha preferito dare ascolto alle istanze animaliste, benché la comunità scientifica fosse unanime nel segnalarne l'irragionevolezza, malgrado il danno per coloro che soffrono di patologie collegate agli studi che si vogliono far arenare e malgrado lo svantaggio per i ricercatori italiani gravati da divieti sconosciuti ai colleghi europei. Nel contesto del decreto 1000proroghe, meritoriamente, la presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi - interprete dell'appello di centinaia di studiosi italiani - ha presentato un emendamento trasversale ai partiti di proroga al 2021 del regime di moratoria affinché, come si legge nelle osservazioni della Commissione, “i ricercatori italiani siano messi nella condizione di competere per i bandi di ricerca e coltivare le proprie sperimentazioni potendo contare su un adeguato orizzonte temporale". Guardando agli emendamenti depositati, è evidente che alcune forze politiche (Sinistra ltaliana, M5S e una piccola parte del Pd) remano contro, proponendo l'immediata vigenza del divieto, insensibili alle evidenze scientifiche richiamate. Ma l'emendamento De Biasi è stato approvato, benché riformulato a soli tre anni. (Fonte: E. Cattaneo, La Repubblica 16-02-17)