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40.000 RICERCATORI PRECARI E 50.000 DOCENTI DI RUOLO DOPO L’ULTIMA RIFORMA UNIVERSITARIA (L. 240/2010) PDF Stampa E-mail

Dopo la Legge 240/2010 i Ricercatori a tempo determinato di tipo “a” (RTDa) aumentano molto rapidamente a partire dal 2011, per poi stabilizzarsi intorno alle 3000 unità dal 2015. Bisogna ricordare però che tali contratti hanno una durata variabile tra 3 e 5 anni, per cui il numero totale di persone che sono state titolari di un contratto come RTDa è di almeno quattro migliaia. Per quanto riguarda gli RTDb, il loro numero cresce molto timidamente fino al 2015, per poi avere un rapido aumento nel 2016, grazie ad una norma della legge finanziaria 2015, il cosiddetto “piano straordinario RTDb”, grazie al quale vengono forniti alle università fondi aggiuntivi per il reclutamento di 861 RTDb. Il numero di RTI (Ricercatori a tempo indeterminato) risulta in leggera diminuzione fino al 2013; dal 2014 si assiste ad un rapido crollo, complice il cosiddetto “piano straordinario associati”, grazie al quale alcune migliaia di ricercatori vedono il loro passaggio a professore associato. Specularmente, il numero dei professori associati si riduce fino al 2013, per poi aumentare significativamente nel biennio successivo. Per concludere, il numero di professori ordinari è in costante declino dal 2008, e solo nel 2016 ha visto una debole ripresa. Dall’analisi fatta finora sono stati finora esclusi gli assegnisti di ricerca, in quanto il loro numero è molto più difficile da quantificare, sia per l’assenza di una funzione di ricerca storica di tali figure nel database del CINECA accessibile via web, sia per una maggiore volatilità di tali figure. Tra un assegno e un altro, i periodi “scoperti” possono durare anche alcuni mesi, nei quali spesso si continua a lavorare, ma per il sistema tali persone non esistono: a fine dicembre 2016 risultano in essere poco meno di 13.000 assegni di ricerca, ma si può stimare che il numero di soggetti coinvolti arrivi alle 20.000 unità. Agli assegnisti si aggiungono poi i cosiddetti “invisibili della ricerca” (titolari di soli contratti di docenza, collaboratori a progetto ...). Se consideriamo anche gli “invisibili”, il numero dei ricercatori precari nelle università italiane arriva a ben 40.000 unità a fronte del personale docente di ruolo che ammonta attualmente a poco più di 50.000 unità. (Fonte: Redazione Roars 03-02-17)