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POLITICHE DI GESTIONE DEL RECLUTAMENTO DEL PERSONALE DOCENTE PDF Stampa E-mail

Andrea Mariuzzo in un articolo su Il Mulino (‘Il reclutamento dei docenti universitari’) si occupa delle politiche di gestione del reclutamento del personale docente dei nostri atenei con uno sguardo di lungo periodo. Mi limito ad evidenziare due passaggi, uno all’inizio e uno alla fine, dell’articolo.
“Rigidità nel controllo centrale delle risorse messe a disposizione, staticità negli organici e autoreferenzialità nella «riproduzione» dei settori disciplinari anche di fronte a domande sociali di segno opposto, sono elementi che caratterizzano nel lungo periodo la gestione degli ingressi in ruolo dei professori universitari, e che sono sopravvissuti agli interventi di riforma complessiva del settore, spesso giustificati di fronte all’opinione pubblica proprio dalla necessità di rivedere in profondità criteri e ritmi di selezione del personale. Comprendere le radici del problema con uno sguardo di lungo periodo può essere il punto di partenza per una diagnosi più corretta delle criticità e, forse, per una prognosi più efficace di quelle succedutesi nell’ultimo trentennio”. ...
“In generale, nel campo della selezione del personale e del suo adeguamento quantitativo e qualitativo alle necessità della propria «committenza» (la società, con la sua domanda di conoscenza avanzata in campo economico, civile e degli interessi culturali), il sistema universitario italiano soffre di difficoltà croniche. Esse sono determinate dal persistere di un equilibrio inefficiente tra un governo centrale nel contempo inadeguato all’elaborazione rapida ed efficace di nuove politiche di adeguamento e geloso delle proprie prerogative di direzione e di controllo normativo e finanziario, e attori locali, tanto la direzione delle sedi quanto la comunità degli studiosi, attrezzati per la continua ricontrattazione delle proprie posizioni immediate piuttosto che per l’offerta di orientamenti di più ampio respiro. Per decenni il persistere di questi tratti e dei loro effetti frenanti sull’evoluzione del corpo accademico si è imputato alla refrattarietà dei protagonisti della vita universitaria a una riforma complessiva del sistema. Però, da quando gli interventi sono cominciati, susseguendosi dagli
anni Ottanta al ritmo di uno ogni cinque-sei anni in media, essi sono risultati sempre insoddisfacenti, proprio perché nella messa in opera delle nuove norme non si è mai messa in discussione la sostanza di prassi e relazioni precedenti, e il tentativo di ricomporre il confronto di esigenze tra le parti interessate al reclutamento universitario nell’elaborazione strategica di una precisa linea politica è regolarmente fallito. L’opposizione alle attuali modalità di selezione della docenza potrà essere davvero efficace nel proporre una prospettiva progettuale alternativa, che superi la tentazione del ritorno a un passato idealizzato, solo tenendo conto della necessità di sciogliere questi nodi”. (Fonte: A. Mariuzzo, Il Mulino n. 1, 05-03-17)