Home 2017 20 marzo LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE BRAIN DRAIN. UN LAUREATO ITALIANO SU VENTI (4,7%) RISIEDE ALL’ESTERO A QUATTRO ANNI DALLA LAUREA
BRAIN DRAIN. UN LAUREATO ITALIANO SU VENTI (4,7%) RISIEDE ALL’ESTERO A QUATTRO ANNI DALLA LAUREA PDF Stampa E-mail

I dati Istat 2015 sui laureati italiani indicano che un laureato italiano su venti (4,7%) risiede all’estero a quattro anni dalla laurea. Equivale a dire che ogni anno 14mila laureati migrano stabilmente all’estero (peraltro il dato è probabilmente sottostimato perché l’indagine Istat non raggiunge tutti i laureati che migrano). Ancora più eclatante è il fatto che il tasso di emigrazione all’estero è raddoppiato rispetto alla precedente indagine di quattro anni fa: dal 2,4 al 4,7%. L’Europa continentale (soprattutto Germania e Francia), la Gran Bretagna e i paesi scandinavi sono le mete preferite, mentre la migrazione nel Sud o Est Europa e quella extra-europea restano minoritarie. I laureati che migrano provengono più spesso da università del Nord Italia e dalle lauree scientifiche, come matematica e fisica, da ingegneria e informatica oppure hanno una laurea in lingue o studi internazionali. Si sono diplomati più spesso in un liceo, hanno ottenuto più frequentemente un voto di 110 e lode e hanno più probabilità della media di aver frequentato programmi di scambio internazionale durante gli studi universitari (generalmente, l’Erasmus). Le differenze rispetto a chi resta non sono molto forti, ma nel complesso è difficile sostenere che il nostro paese esporti laureati di scarso valore di cui non si sentirà la mancanza (come sembrava intendere il ministro del lavoro). Utilizzando la tecnica statistica del propensity score matching, abbiamo confrontato i redditi netti di chi emigra e di chi resta, aggiustati per il costo della vita nei paesi di destinazione. Ebbene, chi emigra guadagna il 36% in più (dato in crescita rispetto al valore del 27% registrato nel 2011). Non è solo una questione di redditi. I nostri modelli statistici indicano che chi emigra all’estero svolge più spesso lavori più qualificati (+6,8%) e percepisce di avere migliori opportunità di carriera (+21%). In sostanza i dati raccontino qualcosa di significativo sulla drammatica incapacità del nostro paese di creare opportunità di lavoro qualificato. (Fonte: G. Assirelli, C. Barone e E. Recchi, lavoce.info 13-01-17).

Un commento all’articolo: Come spesso succede, si parla di percentuali di guadagno maggiori, senza prendere in considerazione il diverso costo della vita dei paesi in cui si emigra. Ed anche quando tale costo non è superiore al nostro, il maggior guadagno viene eroso dai costi legati a una vita lontano dalla propria famiglia. Il vero motivo è una maggior possibilità di carriera e comunque un'esperienza di lavoro che potrebbe essere utile se si dovesse rientrare in Italia. (M. La Colla 13-01-17)