Home
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ. COMPITI E PERSONALE IN UN QUADRO DI DISINVESTIMENTO NELLA RICERCA PDF Stampa E-mail

Gran parte del finanziamento statale dell’Istituto superiore di sanità (ISS) è dedicato al pagamento degli stipendi dei 1.500 dipendenti circa che lavorano a tempo indeterminato. Siccome è cresciuto poco il numero di persone, e tenuto conto che gli stipendi dei ricercatori e dei tecnici non sono stellari, la spiegazione è che nel tempo si è realizzato un disinvestimento nella ricerca. Guardando solo agli ultimi anni, il finanziamento statale dell’ISS è passato da 125 milioni di euro del 2010 a 102 nel 2016. Questo disinvestimento si è però accompagnato a richieste crescenti di tutela della salute pubblica: dalle verifiche sulla filiera alimentare alle ricerche e controlli sui vaccini, dalla valutazione degli effetti sulla salute dei cittadini dei siti contaminati alle autorizzazioni alla conduzione delle ricerche sugli animali, dalla garanzia di accuratezza di registri come quello delle interruzioni di gravidanza al supporto tecnico nella definizione di norme che hanno impatto sulla salute. Negli anni, poi, l’ISS è diventato la sede di due Centri nazionali: il primo dedicato al coordinamento delle attività dei trapianti e il secondo a quelle delle trasfusioni di sangue. L’incremento dei compiti assegnati continua. Nel nuovo ordinamento da poco approvato dal ministro della salute si estendono le aree di attività dell’ISS anche a settori di grande rilievo ma finora poco coperti, come quello della valutazione della qualità delle cure. Come si è fatto fronte alla crescita dei compiti nonostante il calo delle risorse statali ordinarie e al blocco delle assunzioni di personale? In parte è cresciuta la capacità dei ricercatori dell’ISS, così come di tutti i ricercatori italiani, di trovare finanziamenti, di partecipare e vincere bandi nazionali e internazionali. Non si è trattato però, come si dice in questi casi, di un “pasto gratis”, ma si è accompagnato a due effetti perversi. Il primo è che per arginare il blocco delle assunzioni, la gran parte di questi finanziamenti è stata usata per reclutare personale a progetto. È così inevitabilmente aumentato il ricorso al personale precario, e attualmente lavorano in ISS oltre 500 persone, soprattutto con contratti a tempo determinato. Il secondo effetto perverso è che in questo contesto si rischia da un lato di orientare l’attività su priorità definite dalle strategie degli enti finanziatori, invece che del Servizio sanitario nazionale, e dall’altro di trovarsi in conflitto di interesse. Sono infatti aumentati, e continuano a crescere, i finanziamenti che provengono da aziende private. (Fonte: P. Fattibene e G. Traversa, www.scienzainrete.it 03-12-16)