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UN FONDO DI 3.000 EURO ALL’ANNO PER I SINGOLI RICERCATORI PDF Stampa E-mail

Tra i provvedimenti della legge di bilancio vi è un fondo di 3.000 euro all’anno per i singoli ricercatori. Questa idea potrebbe avere davvero un impatto positivo. C’è però anche un’altra faccia della medaglia. Solo il “miglior 60%” dei ricercatori universitari e il 20% dei professori associati otterrà questi fondi. Qui ci sono almeno due criticità. La prima è di tipo tecnico: la “classifica” è un concetto che appartiene allo sport agonistico, non al mondo dell’istruzione. Nelle competizioni atletiche, tutti i partecipanti sono valutati sullo stesso compito (es. correre i 100 metri piani). Si prendono i migliori 60 tempi ogni 100 e si può stilare una classifica. È “migliore” il ventenne che corre i 100 metri in 13 secondi o il cinquantenne che impiega 14 secondi? Come consideriamo la performance di una corritrice incinta o di chi corre controvento? Sorgono dei problemi persino in questo caso semplice. Estrarre il “60% migliore” dei ricercatori, i quali operano in aree e con compiti diversi, è un problema che non ha una soluzione accettabile. Quali potrebbero essere degli interventi migliorativi per questo provvedimento specifico? Innanzitutto, le soglie “relative” del 60 e 20% “migliore” non sono tecnicamente definibili e sono soprattutto insensate. E’ pericoloso e controproducente fornire la scusa per non lavorare. Tutti dovrebbero ricevere una minima dotazione. Inizialmente, il finanziamento dovrebbe essere assegnato alla platea più ampia possibile. In seguito, l’eventuale selezione dovrebbe avvenire confrontando una soglia fissa misurabile in modo certo, ad esempio un certo numero di pubblicazioni. (Fonte: M. Bella, Roars 21-11-16)