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TRASFERIMENTO DI LAUREATI VERSO IL NORD O VERSO L’ESTERO PDF Stampa E-mail

Per il Mezzogiorno, Confcooperative e Censis hanno segnalato nel maggio 2016 il trasferimento in un anno di 31.000 laureati verso il nord (26.000) o verso l’estero (5.000), a fronte dei 24.000 del 2013. Nell’anno accademico 2014-2015, 23.000 studenti universitari meridionali si sono spostati nelle medesime direzioni. La perdita in termini economici è stata stimata in 540 milioni di euro/anno per i 5.000 trasferiti all’estero e in poco più di 2,8 miliardi di euro/anno per i 26.000 nel Centro-Nord. In totale 3,3 miliardi di euro come riduzione di opportunità per i territori meridionali, che pure hanno contribuito alla formazione di quei giovani. Per quanto riguarda in generale le migrazioni qualificate verso l’estero, secondo l’Istat già nel 2011 risiedevano all’estero il 2,6% dei neo-laureati italiani, il 4,1% dei laureati in materie scientifiche, il 3,8% dei laureati in ingegneria ed il 3,6% dei laureati in materie politico-sociali. E la tesi di chi richiama l’attenzione sulla cosiddetta 'fuga dei cervelli' è confermata dal fatto che nel 32% dei casi si tratta di persone con livello di istruzione terziario e nella maggior parte dei casi (il 51,6%, pari a 42.342 persone) di giovani tra i 18 e i 39 anni, cioè tra la fase conclusiva della formazione e l’inserimento lavorativo. Secondo il Censis, delle circa 1.130.000 famiglie italiane (il 4,4% del totale) che hanno avuto nel corso del 2013 uno o più componenti residenti all’estero (cui si aggiunge un altro 1,4% di famiglie in cui uno o più membri era in procinto di trasferirsi), chi se ne è andato lo ha fatto per cercare migliori opportunità di carriera e di crescita professionale (il 67,9%), per trovare lavoro (51,4%), per migliorare la propria qualità della vita (54,3%), per fare un’esperienza di tipo internazionale (43,2%), e a causa del difetto più intollerabile dell’Italia, l’assenza di meritocrazia. (Fonte: C. Collicelli, Avvenire 25-11-16)