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CHI SALE E CHI SCENDE NELL’FFO PREMIALE PDF Stampa E-mail

La quota premiale per il 2016, 1 miliardo e 433 milioni è il 20% dell’FFO totale, e della restante parte, la quota base assommante a oltre 4 miliardi e mezzo, è distribuita per il 28% in base al costo standard degli studenti regolari iscritti e per il resto su base storica ed interventi perequativi. A parte l’exploit (+115%) dell’Università per Stranieri di Perugia, questa volta al top ci sono gli atenei del Sud, che incassano incrementi clamorosi: Messina +37%, Catanzaro +33%, Seconda Univ. di Napoli +29%. La maglia nera è Siena (-39%), ma tra chi perde terreno ci sono anche diverse università del Nord: Udine -14%, Milano Statale -9%, Milano Bicocca -6%. Con un terremoto simile, qualche ateneo dovrà chiudere? Per fortuna no, perché una clausola di salvaguardia limita al -2.25% la possibile diminuzione dell’FFO. Il grosso dell’FFO premiale viene ripartito sulla base dei risultati della valutazione della ricerca condotta dall’ANVUR. Fino all’anno scorso si usavano i risultati della VQR 2004-2010, mentre l’FFO premiale 2016 si basa sui risultati (ancora inediti) della VQR 2011-2014. Naturale pensare che gli atenei che guadagnano terreno, siano quelli che hanno migliorato i voti della loro “pagella” e viceversa per chi arretra. In realtà, la riduzione dello svantaggio è un’illusione ottica creata dall’uso di una scala dei voti meno ampia. Come se a scuola un professore, che prima dava voti nell’intervallo 0-10, improvvisamente decidesse di non dare mai meno di 4 e più di 8. A parità di valori in campo ci sarebbe l’illusione di una rimonta dei più deboli e di un arretramento dei più bravi. Una distorsione che spiega anche come mai, nove mesi fa, il presidente dell’ANVUR fosse già pronto a scommettere sulla “convergenza” di bravi e meno bravi, persino prima di dare inizio alle valutazioni della VQR.
Sistema da rivedere? Risponde il rettore di Milano Bicocca, Cristina Messa: “La quota premiale viene assegnata sempre dallo stesso fondo di finanziamento e non da uno ad hoc. Così, se si restringe la differenza tra un ateneo di alto livello e uno inferiore, anche le due quote si avvicinano. Escluderei le quote premiali dal Fondo di finanziamento ordinario, sennò va a finire che ce le strappiamo tra atenei e a nessuno giova una premialità riconosciuta in questo modo. Secondo: rendere più libero il reclutamento svincolandolo dal meccanismo dei punti organico”. (Fonte: Red.ne Roars 30-12-16; Il Giorno Milano 04-01-17)