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NELLA CLASSIFICA DI NATURE L'INAF SI È PIAZZATA AL SECONDO POSTO, DIETRO IL CNRS FRANCESE, MA HA 450 PRECARI PDF Stampa E-mail

Vanta collaborazioni con agenzie del calibro di Nasa ed Esa. Vi lavorano oltre mille persone, che sfornano tra tre e quattromila pubblicazioni scientifiche ogni anno, una media di dieci al giorno. Numeri che parlano chiaro: l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) è uno dei poli di eccellenza della ricerca italiana. A ribadirlo è arrivato ora un ulteriore riconoscimento, tra i più prestigiosi al mondo: nella classifica stilata dalla blasonata rivista Nature, che misura le collaborazioni scientifiche degli istituti di ricerca - ovvero quanto gli scienziati lavorino e siano apprezzati in gruppi internazionali -, l'Inaf si è, infatti, piazzata al secondo posto, dietro il Cnrs francese e prima del Max Planck Institute, del Cern e della stessa Nasa. Al successo ha plaudito con entusiasmo anche il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, commentando che il risultato "attesta la straordinaria qualità della ricerca pubblica italiana".
Accanto alle luci, tuttavia, ci sono anche le ombre. A evidenziarle sono stati gli stessi ricercatori dell'istituto, che in una lettera aperta al ministro, pur dicendo di apprendere "con piacere" della "soddisfazione" del ministro per i risultati conseguiti dall'Inaf, hanno ricordato che "il lavoro su cui questi risultati si basano è in buona parte compiuto da un esercito di competenti e abnegati dottorandi e post-doc, condannati a un precariato logorante e spesso lunghissimo se non infinito. Per tutti loro, la dignità di un posto a tempo indeterminato, che sarebbe un requisito fondamentale per poter svolgere al meglio e in modo libero e indipendente l'attività di ricerca, senza le preoccupazioni derivanti dal non sapere quale sarà il proprio destino, resta un miraggio". Le preoccupazioni dei ricercatori sono tutt'altro che infondate: al momento, tra le fila dell'Inaf si contano circa 450 scienziati che versano in condizioni di precariato, molti con contratti atipici senza alcuna tutela né prospettiva certa di carriera.
(Fonte: S. Iannaccone, www.repubblica.it/scienze 29-11-16)