Home 2016 20 ottobre RICERCA. RICERCATORI GLI ASSEGNISTI DI RICERCA POSSONO TORNARE A PARTECIPARE AI PROGETTI DI HORIZON 2020
GLI ASSEGNISTI DI RICERCA POSSONO TORNARE A PARTECIPARE AI PROGETTI DI HORIZON 2020 PDF Stampa E-mail

Assegni di ricerca, collaborazioni coordinate e continuative, collaborazioni a progetto saranno considerati nuovamente costi ammissibili per le rendicontazioni dei progetti di Horizon 2020. L’esclusione che era stata paventata dalla Commissione Ue avrebbe penalizzato l’Italia nella competizione per i fondi europei, con una perdita stimata di 1,7 miliardi. Per i giovani ricercatori dell’ADI - l’associazione dei dottori e dottorandi italiani - il risultato ottenuto dal MIUR è un «escamotage» che darà un «sollievo momentaneo» senza cambiare «la condizione emergenziale vissuta da migliaia di giovani ricercatori italiani». La vicenda nasce da un documento pubblicato dalla Commissione Ue pubblicato a ottobre del 2015 in cui si stabiliva che gli assegni di ricerca - e con questi i co.co.co. e co.co.pro. (quest’ultimi però superati dal Jobs act) - in pratica non potevano partecipare ai progetti di ricerca europei del programma Horizon 2020 che mette sul piatto quasi 80 miliardi da qui ai prossimi cinque anni. La Commissione contestava, per questi tipi di contratto, l’assenza di tre elementi essenziali per poter essere considerati costi di personale secondo i criteri stabiliti dal «Model grant agreement» di Horizon 2020: la subordinazione formale a un responsabile del progetto, un numero di ore lavorative stabilite contrattualmente e lo svolgimento dell’attività presso la sede del beneficiario del finanziamento. Tre punti che sono stati smontati dai tecnici del Miur che hanno dimostrato alla Commissione Ue che i contratti contestati sono tipologie lavorative parasubordinate che comportano, di fatto, un orario di lavoro, una supervisione del responsabile della ricerca e lo svolgimento dell’attività presso la sede del beneficiario. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 21-09-16)