Home 2016 20 ottobre LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE LA CARENZA DI LAUREATI METTE IN PERICOLO IL NOSTRO RUOLO NELLA COMPETIZIONE DEI PROSSIMI DECENNI
LA CARENZA DI LAUREATI METTE IN PERICOLO IL NOSTRO RUOLO NELLA COMPETIZIONE DEI PROSSIMI DECENNI PDF Stampa E-mail

La Commissione Ue mostra che l'Italia nel 2013 ha una delle quote di abbandono universitario più alte in Europa (45%), e una delle più basse di laureati fra i 30 e i 34 anni.
Nella distrazione generale, il Paese sta vivendo un'esperienza che ne mette in pericolo il ruolo nella competizione globale dei prossimi decenni: l'istruzione superiore è arrivata alla crescita zero. Per la prima volta dal 1945 il numero dei laureati disponibili per le imprese sta smettendo di crescere. E aumenta il numero dei laureati italiani che lascia il nostro Paese. Resta fermo ai livelli più bassi nel confronto internazionale, mentre altri Paesi a reddito alto o medio-basso hanno imboccato la direzione opposta. L'Ocse di Parigi mostra che la popolazione laureata in Francia o in Germania cresce almeno il doppio più in fretta che in Italia e la sua incidenza è già molto superiore. I dati permettono di stimare ragionevolmente che in un anno come il 2015 siano usciti dall'Italia circa 100 mila laureati, ne siano entrati circa 27 mila (su 273 mila nuovi arrivati nel Paese) e altri 65 mila siano morti. Con queste forze in azione, i 212 mila nuovi diplomi dell'ultimo anno - stima Alma Laurea - basterebbero a far salire la quota di laureati sulla popolazione italiana di appena lo 0,12%. Per un giovane, la scelta di smettere di studiare può apparire razionale: il salario medio d'ingresso di un laureato triennale è crollato da 1.30o euro del 2007 a 1.004 euro del 2012, se e quando trova lavoro. Ivano Dionigi, presidente di AlmaLaurea, sottolinea quanto sia paradossale che un bene scarso come la conoscenza in Italia sia remunerato tanto poco. Di certo, sulla scala di un Paese sta diventando un atto di masochismo collettivo: in Italia solo le imprese più aperte al contributo dei laureati — come dimostra un nuovo studio di Fadi Hassan del Trinity College e altri — stanno tenendo il ritmo della competizione con il resto del mondo. Le altre molto meno. (Fonte: F. Fubini, CorSera 11-09-16)