Home 2016 20 ottobre BRAIN DRAIN, CORRUZIONE E NEPOTISMO ACCADEMICO BRAIN DRAIN. INCENTIVATO DA COMBINAZIONE DI INVESTIMENTI IN RICERCA SOTTODIMENSIONATI E DI ELEVATA PRODUTTIVITÀ SCIENTIFICA DEI RICERCATORI
BRAIN DRAIN. INCENTIVATO DA COMBINAZIONE DI INVESTIMENTI IN RICERCA SOTTODIMENSIONATI E DI ELEVATA PRODUTTIVITÀ SCIENTIFICA DEI RICERCATORI PDF Stampa E-mail

In Italia gli investimenti in ricerca sono ancora sottodimensionati: la quota di Pil destinata alla ricerca e sviluppo non è aumentata nell'ultimo quadriennio, confermandosi su valori molto inferiori alla media dei principali Paesi Ocse e dell'Unione europea. Con l’1,27% del Pil, l'Italia si colloca, infatti, al diciottesimo posto tra i Paesi Ocse e ancora lontana sia dalla media Ocse (2,35%), sia da quella dell'Unione europea (2,06% per Ue 15 e 1,92% per Ue 28).
Anche la capacità di accedere ai finanziamenti europei è limitata. Permane una significativa distanza tra la quota dell'Italia come contributo nazionale alla dotazione finanziaria del programma quadro (12,5%) e i finanziamenti ottenuti (8,1% del totale erogato). Ciò è particolarmente penalizzante, se si pensa che a livello nazionale il Fondo Ordinario per il finanziamento degli enti e istituzioni di ricerca del Miur disponeva nel 2015 di dotazioni analoghe a quelle del 2004.
A fronte di questa situazione, i ricercatori italiani confermano buoni livelli di produttività scientifica e di impatto. Il nostro Paese risulta, infatti, caratterizzato da elevati valori di produttività se si rapporta la produzione scientifica sia alla spesa in ricerca destinata al settore pubblico e all'istruzione terziaria, sia al numero di ricercatori attivi. Rispetto a questi ultimi, la produttività italiana si attesta sul livello della Francia e superiore a quello della Germania. Anche l'impatto della produzione italiana è superiore alla media dell'Unione europea e maggiore di Francia e Germania, collocandosi invece, in Europa, al di sotto di Svizzera, Olanda, Svezia e Regno Unito.
Questa combinazione di investimenti in ricerca sottodimensionati e di elevata produttività scientifica dei ricercatori italiani si riflette inevitabilmente nel noto fenomeno della fuga dei cervelli, ossia il saldo strutturalmente negativo tra ricercatori che lasciano il Paese e ricercatori attratti dall'estero. Incrociando i flussi bilaterali tra Italia e, rispettivamente, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna si evidenzia, nel periodo dl 1996 al 2013, un saldo netto negativo di oltre cinquemila scienziati. (Fonte: A. Sironi, CorSera 08-10-16)