Home 2016 20 ottobre BRAIN DRAIN, CORRUZIONE E NEPOTISMO ACCADEMICO FUGA DEI CERVELLI. SOPRATTUTTO UN PROBLEMA ECONOMICO. L’OPINIONE DI UN RETTORE
FUGA DEI CERVELLI. SOPRATTUTTO UN PROBLEMA ECONOMICO. L’OPINIONE DI UN RETTORE PDF Stampa E-mail

A proposito di R. Cantone, presidente dell’Anac, che ha sostenuto il legame tra corruzione e fuga di cervelli dalle università del Belpaese. Cos’ha a che fare la corruzione con l’indice d’abbandono? Quanti sono davvero gli studenti italiani che rinunciano alla laurea per colpa dei “baroni”? Il tema vero riguarda il sistema nel suo complesso, ossia: qualità dell’insegnamento, sostegno allo studente durante la carriera universitaria, offerta didattica in grado di formare figure professionali pronte per entrare nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda il sostegno allo studente durante tutto un percorso accademico, si tenga poi presente ancora un dato: in Italia la percentuale di popolazione tra i 25 e i 34 anni con una laurea è del 24,2% contro il 45,8% del Regno Unito e il 44,8% della Francia. La percentuale di occupati dopo la laurea resta tra le più basse in Europa e il salario medio d’ingresso di un laureato triennale è crollato da 1.300 euro del 2007 a 1.004 euro del 2012, se e quando trova lavoro.
ll problema della fuga di cervelli di cui parla Cantone, in definitiva, è un problema di carattere economico. In un anno come il 2015 sono usciti dall’Italia circa 100mila laureati, figure professionali che da noi faticano a trovare un posto fisso e che all’estero vengono non solo accolte a braccia aperte, ma anche pagate meglio.
Un diplomato che decidesse di intraprendere una carriera professionale immediata, impegnandosi in un mestiere che non richiede titolo di studio avanzato, chessò, l’operaio semplice, l’elettricista, l’idraulico, inizierebbe a guadagnare da subito quanto un laureato triennale, senza aver dovuto sostenere i costi del percorso universitario e soprattutto senza dover aspettare 3 o 4 anni. La denuncia a scadenze fisse delle parentopoli universitarie, nell'Italia che odia le elite professionali d'ogni tipo e che sembra preferire la delegittimazione pubblica di intere categorie sociali alle persecuzione delle colpe individuali, fa effetto e si vende sempre mediaticamente bene.
L’opinione di un rettore. Professor Gaudio, qual è la sua opinione? «Penso che l'intenzione di Cantone non era quella di sollevare un attacco indiscriminato alla realtà accademica, ma sottolineare un problema che, devo dire, in Italia, negli ultimi anni, è in via di soluzione. Perchè per i concorsi da quattro anni c'è un filtro rigoroso, quello delle mediane, oggi valori soglia, che indicano il numero minimo di lavori scientifici e citazioni. Dunque, se in passato è stato possibile accedere a un concorso non avendo titoli sufficienti, oggi per legge non è più possibile. E' un segnale di miglioramento. Poi, come ha fatto il nostro ateneo già da due anni in fatto di trasparenza e anticorruzione rendendo tutti gli atti consultabili online etc., la legge impone delle linee a cui tutti dovranno adeguarsi (...)».
Stavrogin: un dibattito surreale; molti atenei non vedono un concorso per un posto di ruolo da dieci anni: né col trucco, né senza trucco. Ma di che stiamo parlando?
(Fonti: D. Dell’Orco, www.cultora.it 24-09-16: V. Conti, Il Tempo 25-09-16. FQ 25-09-16)