Home 2016 20 ottobre BRAIN DRAIN, CORRUZIONE E NEPOTISMO ACCADEMICO LA FUGA DEI CERVELLI (HUMAN CAPITAL FLIGHT or BRAIN DRAIN). OGNI ANNO CIRCA 3MILA RICERCATORI ITALIANI DECIDONO DI EMIGRARE ALL’ESTERO
LA FUGA DEI CERVELLI (HUMAN CAPITAL FLIGHT or BRAIN DRAIN). OGNI ANNO CIRCA 3MILA RICERCATORI ITALIANI DECIDONO DI EMIGRARE ALL’ESTERO PDF Stampa E-mail

In base ai dati pubblicati lo scorso marzo nel dossier CRUI, l’Italia ha il numero di laureati più basso d’Europa: il 17%. Il confronto con gli altri Stati dell’Unione è impietoso: nel Regno Unito, per esempio, sono il 42%, in Francia il 32%, in linea con la media Ue. La Germania investe sull’Università 304 euro per abitante, l’Italia 109 euro. Negli ultimi sette anni Berlino ha incrementato del 20% i fondi pubblici per gli atenei, Parigi ha aumentato le risorse destinate all’università del 3,6%, Roma dal 2009 al 2016 le ha ridotte del 9,9%, riducendo di 902 milioni il Fondo di finanziamento ordinario. Negli ultimi cinque anni abbiamo perso 130mila studenti, oltre 60mila ricercatori e circa 5mila dottori di ricerca.
Secondo le cifre fornite da Irpps-Cnr, l'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, ogni anno circa 3mila ricercatori italiani decidono emigrare all’estero. Siamo l’unico tra i Paesi più industrializzati del continente ad avere un saldo negativo tra partenze e arrivi di ricercatori: -13,2%. Vanno via soprattutto se le loro discipline di riferimento sono Scienze fisiche (31,5%) Matematica o Informatica (22,4%). Meno mobili i dottori in Scienze giuridiche (7,5%), in Agraria e Veterinaria (8,1%), dice l’Istat. Che ha fatto un identikit del dottore di ricerca che cerca fortuna all’estero, dove ci sono più opportunità e si fanno lavori più qualificati e meglio retribuiti. Proviene per lo più da famiglie del Centro-Nord, con elevato livello di istruzione ed è diventato dottore giovane, prima dei 32 anni. Così vanno ad arricchire chi cresce e investe sul talento: in Gran Bretagna, prevalentemente (16,3%), negli USA (15,7%), in Francia (14,2%), Germania (11,4%), Svizzera (8,9%).
In base a quanto affermato dal responsabile dell’Anac, Raffaele Cantone, nell’ambito del convegno nazionale dei responsabili amministrativi delle università tenutosi a Firenze, una delle cause di questo trend sarebbe la corruzione. (Fonte:www.firstonline.info 23-09-16)