Home 2016 5 settembre RICERCA. RICERCATORI ENTI DI RICERCA. PARERE SINDACALE SU BOZZA GOVERNATIVA CHE PROPONE LO STATO GIURIDICO DEI RICERCATORI E TECNOLOGI
ENTI DI RICERCA. PARERE SINDACALE SU BOZZA GOVERNATIVA CHE PROPONE LO STATO GIURIDICO DEI RICERCATORI E TECNOLOGI PDF Stampa E-mail

La Legge 7 agosto 2015 n. 124 (Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche) all’art. 13, prevede l’emissione di decreti delegati relativi agli enti di ricerca. A gennaio 2015 la Conferenza dei Presidenti degli Enti di Ricerca (CoPER) ha inviato al Governo i suoi input. Altri input sono stati inviati da altri sindacati. Ad aprile è circolata una “bozza riservata” di fonte governativa, disponibile p.es. su siti sindacali. A seguito di tale bozza i rappresentanti eletti dal personale (ai sensi dei rispettivi statuti) nei Consigli di Amministrazione di alcuni Enti Pubblici di Ricerca hanno inviato il 20 maggio una lettera alle Ministre: “La bozza accoglie un 50% delle proposte avanzate dai Presidenti degli Enti in materia di semplificazione burocratica, accoglie in linea di principio il concetto da tempo richiesto dall’ANPRI di dare uno stato giuridico a Ricercatori e Tecnologi (R&T) (in questo senso non si tratta di una ‘uscita dalla Pubblica Amministrazione’, anzi!) ma lo fa in maniera confusa, e purtroppo porta avanti della ‘analogia con l’Università’ solo l’aspetto più preoccupante e deteriore … ossia la messa ad esaurimento della terza fascia degli R&T a tempo indeterminato, lasciando solo le due fasce di Primi Ricercatori e Dirigenti di Ricerca (equivalenti a professori associati e ordinari). La bozza prevede, per il futuro, dei concorsi per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato con un meccanismo tenure track. Ma ignora che attualmente gli R&T di terza fascia (spesso non giovani a causa della carenza endemica di concorsi di avanzamento) rappresentino negli Enti oltre il 70% del personale di ricerca di ruolo (per tacere del precariato esistente sia come R&T a TD che come assegnisti e borsisti), ossia molto di più di quanti siano nell’Università (33%) dove la riforma Gelmini ha introdotto una simile messa ad esaurimento. (Fonte: Redazione Roars 07-07-16)