Home 2016 5 settembre LAUREE-DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE RIMETTERE AL CENTRO DEI PERCORSI UNIVERSITARI LA STORIA DEL PROCESSO D’INTEGRAZIONE EUROPEA
RIMETTERE AL CENTRO DEI PERCORSI UNIVERSITARI LA STORIA DEL PROCESSO D’INTEGRAZIONE EUROPEA PDF Stampa E-mail

Una spia della debolezza della storia dell’integrazione europea nella realtà accademica italiana è dedotta dalle difficoltà di penetrazione e dalla scarsa visibilità di cui attualmente gode nelle due principali associazioni “di categoria” degli storici, quella dei contemporaneisti (SISSCO) e degli internazionalisti (SISI) - in termini di interventi a convegni, panel, tesi di dottorato – nonostante la (per fortuna) progressiva consapevolezza della rilevanza svolta dal processo d’integrazione europea nel determinare l’evoluzione e le trasformazioni interne di uno Stato membro. Queste difficoltà si traducono, di fatto, in una sorta di disincentivo al proseguimento degli studi nell’ambito della storia dell’integrazione europea. I dottorati in storia sono sempre più spesso accorpati in tematiche diverse (si potrebbe dire, con una battuta, “dagli etruschi all’Isis”) o per atenei diversi: solo lo “storico” dottorato di Pavia resiste, ma non più come corso autonomo, bensì come curriculum interno a un percorso molto più ampio. Ne consegue che anche i giovani ricercatori che si occupano di storia dell’integrazione europea difficilmente riescano a proseguire nella carriera accademica o, non di rado, finiscano per “occuparsi di altro” perché più (cinicamente) utile in termini di riconoscimento del lavoro svolto per i concorsi e per le abilitazioni scientifiche nazionali.
La Brexit potrebbe rappresentare un’opportunità per rimettere al centro dei percorsi universitari legati alla storia e alle scienze politiche la storia del processo d’integrazione europea. A trarre beneficio da questo rinnovato approccio sarebbe non solo l’Università italiana, ma anche diverse realtà professionali - come quelle legate al giornalismo e ai nuovi media, alla scuola, agli enti locali - che si confrontano quotidianamente con l’Ue e le sue crisi, e che potrebbero trovare nelle Università partner preziosi per strutturare al meglio una formazione professionale di alto profilo, interdisciplinare, reciprocamente arricchente. (M. Piermattei,
mentepolitica 16-07-2016)