Home 2016 26 giugno SISTEMA UNIVERSITARIO RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA, PRESENTATO il 24/05 DALL'ANVUR
RAPPORTO BIENNALE SULLO STATO DEL SISTEMA UNIVERSITARIO E DELLA RICERCA, PRESENTATO il 24/05 DALL'ANVUR PDF Stampa E-mail

Il sistema universitario italiano è basato sulle università statali (61 atenei), che accolgono nove iscritti su dieci. Negli ultimi due anni il calo delle immatricolazioni si è arrestato e negli ultimi dodici mesi si è registrata "una decisa inversione di tendenza, con un incremento dell'1,6% del numero di immatricolati". Nel triennio 2012-2015 gli atenei del Sud hanno perso il 17% degli studenti rispetto al 2007-2010 con una punta di -26 nelle Isole. Gli studenti d'università non italiani sono passati dal 2% del Duemila al 9% di oggi. Per quanto riguarda la scelta disciplinare, crescono le lauree di Ingegneria, cala l'area giuridica. Oltre l'83% degli studenti è concentrato in 41 atenei medio-grandi (almeno 15.000 studenti). Nelle lauree triennali solo il 58% arriva in fondo al percorso. I tassi di accesso all'istruzione terziaria successiva sono più bassi delle medie internazionali (42% contro 63 della media Ue, 67 della media Ocse).
Anche per il 2016, fatta eccezione per il diritto allo studio, il finanziamento statale delle università si assesta su valori di poco superiori a quelli del 2015. Le entrate delle statali, dopo essere cresciute del 25% tra il 2000 e il 2008, si sono ridotte del 18% nel periodo successivo. La spesa per il personale negli atenei è diminuita di un quinto rispetto al 2008.
L'importo medio delle tasse pagate per l'iscrizione a un ateneo statale ammonta a 1.071 euro: 700 euro in media al Sud, quasi 1.400 euro al Nord.
Si è registrato un crollo dei docenti in cattedra: erano 62.753 nel 2008, sono diventati 50.369 nel 2015. Negli ultimi ventisette anni il processo di innalzamento dell'età dei docenti è stato continuo: dal 1988 al 2015 l'età media è aumentata di quasi 7 anni, arrivando a sfiorare i 53. I professori associati insegnano per 111,6 ore l'anno, gli ordinari per 110,3 ore, i ricercatori a tempo indeterminato per 77,4 ore, i ricercatori a tempo determinato 67,8 ore.
La quota del Prodotto interno lordo dedicata alla spesa in "Ricerca e sviluppo" è rimasta stabile nell'ultimo quadriennio (2011-2014), su valori decisamente inferiori alla media Ue: con l'1,27% sul Pil l'Italia è al 18° posto insieme alla Spagna tra i principali paesi Ocse (media 2,35%). I finanziamenti dedicati ai Progetti di ricerca di interesse nazionale delle università (Prin) hanno toccato il picco nel 2009, poi sono diminuiti. Negli ultimi anni i Prin sono stati banditi nel 2012 e alla fine del 2015. Anche le risorse destinate al Fondo per gli investimenti della ricerca di base (Firb) si sono attestate "ai livelli minimi". Il Fondo per i giovani Sir non è stato finanziato negli ultimi tre anni. "Rispetto al 2007-2012, il sistema della ricerca nazionale mostra comunque una maggiore capacità di partecipazione e un più alto tasso di successo nei progetti collaborativi di Horizon 2020".
Nel periodo 2011-2014 la quota italiana sul totale delle pubblicazioni scientifiche mondiali si attesta complessivamente al 3,5%. La produzione scientifica nazionale cresce a un tasso medio annuo del 4%, in lieve rallentamento. La produttività scientifica dei ricercatori italiani (pubblici e privati) è in media la più alta: 0,61 è, infatti, il rapporto tra pubblicazioni e ricercatori.
L'offerta formativa generale è caratterizzata da pochi corsi di studio in lingua inglese (245) e solo 310 corsi (il 7% del totale) utilizzano parzialmente la lingua inglese. (Fonte: http://tinyurl.com/h8ql5g6 25-05-16)