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RICERCA BIOMEDICA. CONFRONTO FINANZIAMENTI TRA USA E ITALIA PDF Stampa E-mail

Nel corso del 2015 negli Stati Uniti gli Istituti Nazionali per la Salute, i famosi NIH (National Institutes of Health), hanno ricevuto ben 30,1 miliardi di dollari dal Governo americano per i loro progetti di ricerca. Per espandere le proprie attività gli NIH avevano richiesto l'aumento di un miliardo per il 2016. La Camera e il Senato gliene hanno dati due, portando così il bilancio 2016 a 32,1 miliardi. Non solo, il Governo USA ha aumentato di 300 milioni anche il budget della National Science Foundation, concedendo al tempo stesso a tutte le agenzie di ricerca americane un incremento fra l'1,6 e il 14,7 percento. Si noti che l'aumento della sola National Science Foundation è superiore alla somma totale disponibile per i bandi di concorso del Ministero della Salute e del Miur per la ricerca biomedica. Ormai i fondi per la ricerca in Italia sono ridotti al lumicino e c'è il rischio che declinino rapidamente verso quelli dei Paesi senza futuro. Ciò è molto grave, in particolare per il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) che a causa della carenza di ricerca rischia di spendere i suoi 111 miliardi di euro annui in modo quantomeno non ottimale. Infatti, un'attività così complessa come quella del Ssn non può non far affidamento sulle conoscenze mediche generate nel mondo. È solo una ricerca interna, aggiornata e multidisciplinare, che può consentire una continua setacciatura critica degli interventi che il Servizio Sanitario Nazionale deve adottare, cioè quelli davvero importanti per gli ammalati. La ricerca è la miglior spending review non solo per la diagnosi, la terapia e la riabilitazione, ma anche per gli aspetti organizzativi e amministrativi del Ssn.
Oggi in Italia, la ricerca è un'attività residuale: se avanzano un po' di soldi - una miseria - bene, altrimenti si invoca l'austerità. Il Ministro della Salute deve pretendere che la ricerca sia inserita nel Fondo sanitario nazionale (107,5 mld nel 2015) con una percentuale ben definita, che non può essere inferiore all’1 per cento e che dovrebbe tendere nel medio termine al 3 per cento, una cifra ancora piccola rispetto alla complessità del Ssn. Oggi per la ricerca biomedica si spende poco più dello 0,2 per cento. (Fonte: S. Garattini, CorSera 07-02-16)