Home 2016 23 febbraio LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA–OCCUPAZIONE SFIDE E PUNTI DI DEBOLEZZA DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE SUPERIORE TECNICA
SFIDE E PUNTI DI DEBOLEZZA DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE SUPERIORE TECNICA PDF Stampa E-mail

E’ necessario moltiplicare le risorse per gli 83 Istituti tecnici superiori (ITS), naturalmente valutandone le performance, poiché sono la prima risposta strutturata che l'Italia si è data per formare competenze tecniche specialistiche in ambito di istruzione terziaria. Gli ITS sono stati avviati nel 2010, come evoluzione dei Poli IFTS (Istruzione e formazione tecnica superiore) sulla base di un accordo Stato/Regioni. Si tratta di una risposta importante e innovativa a quattro sfide e punti di debolezza del sistema italiano educativo e produttivo in ambito europeo.
Primo: la mancanza di un’offerta di istruzione superiore tecnica accanto a quella fornita dall'Università non solo spiega perché la percentuale di laureati o con titoli equipollenti in Italia sia del 23,4% contro il 37,9 % della media europea, ma è anche una delle ragioni culturali per cui le famiglie non incoraggiano i figli a scegliere gli istituti tecnici e professionali, considerati di serie B anche perché non collegati ad una verticalizzazione coerente successiva.
Secondo: il mismatch tra competenze e skills richiesti dal mercato del lavoro e quelle offerte dai curricoli scolastici e universitari.
Terzo: la progressiva separazione che si è avuta in Italia tra i processi di istruzione e formativi dalla cultura del lavoro e dell'imprenditorialità, per fortuna oggi ripresa e rilanciata dalla Buona Scuola con l'alternanza scuola /lavoro in tutti gli ordini di scuola superiore, compresi i licei, avviando così un "modello italiano" tra quelli della
dual education presenti in Europa. Ma in questo senso va anche la riforma dell'apprendistato, che però deve puntare anche all'apprendistato in alta formazione (che in Italia abbiamo solo sperimentato) collegandolo agli ITS.
Quarto: gli ITS attualmente non riescono a incrementare i loro corsi per le inadeguate risorse (tra MIUR, Regioni, Fondo sociale europeo) e la poca pubblicità istituzionale, ma anche la ancora inadeguata promozione presso le imprese.
Dobbiamo rilanciare questa nuova offerta di alta formazione in ambito europeo e confrontarla con altre esperienze anche per consentire la partecipazione degli studenti ITS a Erasmus e in particolare ad Erasmus placement, che consente di svolgere tirocini ed esperienze lavorative presso imprese europee. (Fonte: S. Costa, L’Unità 26-01-16)