Home 2016 23 febbraio FINANZIAMENTI I CONTI DEGLI ATENEI STATALI
I CONTI DEGLI ATENEI STATALI PDF Stampa E-mail

Tra il 2010 e il 2015 le università hanno perso quasi il 15% delle proprie entrate strutturali e hanno sforbiciato dell’11,5% le uscite. I tagli, ed è questo l'aspetto più qualificante, si sono scaricati in particolare sulle spese per il personale, che sono state schiacciate dal blocco degli scatti e dai vincoli al turnover, e hanno perso in cinque anni il 13,8% del loro peso. Le spese per i «servizi agli studenti», un capitolo che comprende borse di dottorato, assegni di ricerca e scuole di specializzazione, ma anche i programmi di mobilità e di scambi culturali per gli studenti, invece hanno tenuto, e tra il 2010 e il 2015 sono cresciute del 2%, mantenendo di conseguenza quasi lo stesso ritmo della mini-inflazione del periodo. Identica la dinamica delle «spese di funzionamento», voce canonica nelle teorie della spending review, che però merita un'analisi più puntuale: gli aumenti nelle spese per le utenze (+7,5%) e per la pulizia (+7%) confermano le difficoltà vissute finora dai sistemi di controllo degli appalti e di centralizzazione degli acquisti, ma altre voci come le uscite per i laboratori (+6%) potrebbero spiegarsi anche con una piccola spinta ulteriore alle attività. L'autofinanziamento è sempre più vitale, perché il rapporto fra entrate proprie (tasse e contributi, prima di tutto, ma anche l'attività commerciale e gli accordi di programma) e trasferimenti è cresciuto di un terzo, passando dal 26 al 34,2 per cento. Si tratta di un'evoluzione inevitabile, dal momento che rispetto al 2010, quando era ancora "puntellato" da voci provvisorie come i 500 milioni del piano straordinario targato Mussi-Padoa Schioppa, il fondo di finanziamento ordinario ha perso in termini di incassi un miliardo di euro, mentre altri milioni si sono volatilizzati alla voce «trasferimenti per borse di studio». A sostenere i conti accademici, di conseguenza, sono stati chiamati sempre di più gli studenti e le loro famiglie, anche se in termini assoluti il loro valore non è riuscito a crescere a causa dell'emorragia di studenti che ha fatto perdere alle università il 6,5% dei propri iscritti in cinque anni accademici (si veda Il Sole 24 Ore del 2 novembre 2015). Tasse e contributi, nel frattempo, sono scesi "solo" del 3,5%, attestandosi a quota 1,7 miliardi tondi, aumentando quindi il loro peso percentuale sul totale delle entrate universitarie. (Fonte: G. Trovati, IlSole24Ore 08-02-16)