Home 2016 23 febbraio IN EVIDENZA ALL’ORIGINE DELLA “RIVOLTA” DEI PROFESSORI. NE PARLA RAFFAELE SIMONE
ALL’ORIGINE DELLA “RIVOLTA” DEI PROFESSORI. NE PARLA RAFFAELE SIMONE PDF Stampa E-mail

La storia comincia nel 2010, quando Tremonti, coll’intento di scaricare la crisi finanziaria dello Stato sui dipendenti pubblici, inventa un decreto che decurta del 10 per cento circa sia le pensioni superiori a 1.400 euro sia gli stipendi dei funzionari di un certo livello. Il decreto è stato rinnovato di anno in anno. Ma come al solito c'è qualcuno più uguale degli altri. I magistrati (temutissima casta) e i militari, con opportune azioni di lobbying, hanno recuperato i loro stipendi per intero, senza dover neanche troppo lottare. I pensionati si sono fatti dar ragione l'anno scorso dalla Corte Costituzionale, anche se il maltolto sta tornando nelle loro tasche solo a gocce.
Rimangono solo, sfortunatissimi, i professori universitari, che da sei anni subiscono la mortificante decurtazione, a cui si aggiunge anche la perdita dell'anzianità corrispondente. Come mai solo loro? Nella sfera politica - si sa - esiste una certa ostilità verso gli universitari, che s'insinua perfino in quei professori che diventano ministri o simili: una volta arrivati al cadreghino, godono a dar bacchettate alla categoria da cui provengono. Inoltre, sebbene la corporazione universitaria sia a ridosso del potere hard, non ha certo la stessa capacità di pressione di cui godono i magistrati. Ebbene, a questa situazione l'università si ribella boicottando in massa i moduli Vqr. Gli aderenti sono più o meno il 30 per cento del totale. La manovra ha stimolato l'intelligenza collettiva: alcuni hanno organizzato monumentali raccolte di firme, c'è chi non ha chiesto l'Orcid (una sorta di codice fiscale del singolo ricercatore) inceppando vari meccanismi, chi ha cancellato i pdf dei propri lavori per renderli introvabili a ispezioni esterne, chi ha caricato pdf sbagliati, e chi, con un sussulto dadaista, ha selezionato non i migliori ma i peggiori dei propri prodotti. La rivolta può avere risultati importanti: le università che non presentano i dati Vqr possono essere penalizzate nella distribuzione dei fondi, con un effetto a cascata su dipartimenti, laboratori e così via. Mentre i rettori sono furiosi, la ministra soavemente tace (pur essendo professore anche lei). Nel frattempo, per bocca di una dei suoi componenti, l'Anvur comunica: il boicottaggio non servirà a nulla perché punta a un "obiettivo sghembo" (sic! Ma perché recuperare il maltolto sarebbe sghembo?) e, se gli autori proprio non vogliono collaborare, le pubblicazioni da sottoporre a vaglio saranno scelte "dalle strutture". C'è dell'incredibile, ma così vanno le cose in Italia. (Fonte: R. Simone, FQ 04-02-16).

Raffaele Simone è l'autore del noto libro “L'università dei tre tradimenti. Un dossier ancora aperto”.