Home 2016 25 gennaio DOCENTI PENSIONI. IL PIANO BOERI
PENSIONI. IL PIANO BOERI PDF Stampa E-mail

Sacrifici crescenti oltre i 5mila euro lordi. Poi uscita flessibile in anticipo rispetto ai requisiti della legge Fornero, con una penalizzazione massima dell'8,4%. La proposta era nei cassetti del governo da mesi e ieri è stata resa pubblica, nel modo più ufficiale possibile, sul sito dell'Inps. La proposta del presidente Tito Boeri si intitola: «Non per cassa, ma per equità». L'intento è chiaramente prendere le distanze dalle riforme dagli anni Novanta a oggi. Confermata l'impostazione che l'economista rivendica da tempo: misure di sostegno per gli ultra 55enni che perdono il lavoro (500 euro al mese). Poi fare virare le rendite previdenziali più alte verso il sistema di calcolo contributivo, quello meno vantaggioso in vigore dal 1995. Il costo del «ricalcolo dei trattamenti in essere, inclusi vitalizi» lo pagano le pensioni pari o superiori 7 volte il trattamento minimo. All'incirca 3.500 euro lordi al mese. Da questa soglia e fino a circa 5mila euro viene richiesto un contributo dilazionato nel tempo fino a quando l'assegno non si allinea con la versione quasi-contributiva studiata da Boeri. Il ricalcolo, complesso, si basa sul rapporto tra il coefficiente di trasformazione vigente per il contributivo e quello effettivamente applicato. Per le pensioni sopra 10 volte il minimo (quindi circa 5mila euro) il ricalcolo è immediato e non dilazionato nel tempo. Dalle tabelle Inps la penalizzazione è minima per chi si trova subito dopo la soglia (circa lo 0,2%) e arriva al 12,4 per cento oltre i 7mila euro lordi. Ricetta politicamente scomoda. Ma una parte del piano Boeri che ha più possibilità di essere applicata c'è ed è quella che riguarda l'uscita flessibile. Come previsto, è un ricalcolo quasi-contributivo degli anni di anticipo rispetto alle norme vigenti, basato sempre su un rapporto tra il coefficiente di trasformazione (sulla base del quale il montante contributivo viene trasformato in una pensione) all'età del ritiro effettivo e quello all'età di pensionamento normale.
L'Inps ha fornito tabelle con simulazioni delle penalizzazioni. Al massimo, per un pensionando che ha iniziato a lavorare nel '77, il taglio dell'assegno è dell'8,4%. Ma Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, non è d'accordo: «Vero per chi sceglie la flessibilità futura, ma il taglio più pesante è per le pensioni già erogate e può arrivare fino al 30%. Singolare che si calcoli retroattivamente una rendita. Chi è andato in pensione con il retributivo non può essere considerato un fuorilegge scappato con la cassa». (Fonte: A. Signorini, Il Giornale 06-11-15)