Home 2015 23 dicembre SISTEMA UNIVERS.- EVOLUZIONE E PROPOSTE DI RICERCA PERCHÉ L’UNIVERSITÀ POSSA ADEGUARSI ALLE ISTANZE DELLA PROPRIA COMMITTENZA SERVE INNANZITUTTO CHE QUESTE ISTANZE CI SIANO
PERCHÉ L’UNIVERSITÀ POSSA ADEGUARSI ALLE ISTANZE DELLA PROPRIA COMMITTENZA SERVE INNANZITUTTO CHE QUESTE ISTANZE CI SIANO PDF Stampa E-mail

I problemi dell’università italiana non sono determinati né dalla qualità potenziale degli studi, né dal livello di preparazione del suo corpo docente e ricercatore: il nostro paese occupa il posto che dovrebbe occupare negli indicatori della produzione di conoscenza, e i suoi laureati di punta non si differenziano, nella capacità di inserirsi con profitto nell’economia globale della conoscenza, da quelli del resto d’Europa. Perché l’università possa adeguarsi alle istanze della propria committenza, non basta che un governo cali dall’alto, alla giacobina, nuovi ordinamenti e li imponga: serve innanzi tutto che queste istanze ci siano, e cioè che l’imprenditoria italiana si mostri in grado di assorbire un certo tipo di personale qualificato, e si mostri pronta a metterlo a frutto e a valutarne seriamente le doti in modo che i programmi di formazione possano cambiare e migliorarsi sulla base di aspettative espresse alla prova dei fatti. E per ottenere questo risultato bisogna che, tra università e paese, cambi più profondamente l’elemento che è attualmente più lontano, nei suoi standard di qualità e nelle sue dinamiche sociali, dai suoi omologhi nei contesti più compiutamente sviluppati, ovvero il paese. Servirebbe, insomma, costringere la nostra economia a produrre per la competizione internazionale, e quindi costringere i nostri centri produttivi ad avere davvero bisogno di attrezzarsi al meglio e di compiere scelte di qualità per sopravvivere. Ci vorrebbe un governo che, gradualmente ma con fermezza, eliminasse tutti i paracadute che finora salvano dal baratro chi è pericolante, e che non avesse paura di affrontare l’inevitabile malcontento diffuso di un paese in cui guardare in faccia alla realtà significherà, nel breve periodo, gettare tra gli stenti milioni di persone che passeranno dal percepire un reddito che non producono al mero (se sarà possibile erogarlo) sussidio statale. Uno scenario del genere è accettabile da un governo democratico che tiene alla propria pelle? No, ed ecco perché, per l’ennesima volta, si otterranno “risultati” nel modo più semplice: se università e paese, oggi come ieri, non sono connessi, a cambiare dovrà essere l’elemento più limitato e soprattutto più gestibile, perché debole, privo di ampie reti di supporto e di reazione agli attacchi e anzi tradizionalmente diviso al suo interno, fiaccato dalla cattiva stampa, e come se non bastasse quasi totalmente sotto controllo della regolazione pubblica e quindi più semplice da rivoltare come un calzino a scadenze periodiche. Prepariamoci dunque a un’altra “riforma” che si potrà dire di aver fatto per il gusto di sventolare un trofeo al pubblico, ma non diamo come al solito la colpa a Renzi per questa brutta abitudine. (Fonte: A. Mariuzzo, http://tinyurl.com/jfzjy7m 25-11-15)