Home 2015 23 dicembre DOTTORATO BUROCRAZIA E DOTTORATO
BUROCRAZIA E DOTTORATO PDF Stampa E-mail

I corsi di dottorato devono rispettare i bizzarri requisiti numerologici del Decreto MIUR “Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati”: ci deve essere un collegio composto da almeno 16 docenti, di cui non più di 4 ricercatori, appartenenti al “macrosettore” disciplinare di riferimento, con documentati risultati di ricerca di livello internazionale conseguiti nei 5 anni precedenti; ci deve essere altresì, per ogni ciclo di dottorati da attivare, la disponibilità di un numero medio di almeno 6 borse di studio per corso di dottorato attivato, fermo restando che per il singolo ciclo di dottorato tale disponibilità non può essere inferiore a 4. 16, 4, 5, 6, 4: una buona sequenza da giocare al lotto, scaturita dalla perversa fantasia dei burocrati dell’ANVUR e impossibile da rispettare per un “macrosettore” che tutto è fuorché “macro”, ad esempio le Scienze della Terra. Eppure i docenti e ricercatori delle Scienze della Terra, decimati più di ogni altra area disciplinare dalle limitazioni sul turnover, ce l’avevano messa proprio tutta, dimostrando ragionevolezza e senso di responsabilità, quando si trattò di decidere i cosiddetti “macrosettori” all’interno dell’area disciplinare: scelsero infatti di fare un macrosettore unico coincidente con l’area 04 “Scienze della Terra”, in modo da evitare inutili barriere e semplificare la crescente burocrazia. I nuovi criteri ministeriali però hanno condannato lo stesso a morte certa i dottorati in Scienze della Terra. Purtroppo queste sono le conseguenze della folle scelta di concepire nel nostro Paese il dottorato come una sorta di posto di lavoro a tempo determinato, da assegnare tramite concorso pubblico. A ciò si sono poi aggiunte la burocrazia dell’accreditamento ministeriale, la numerologia anvuriana, i selvaggi tagli di borse e di posti, le utopiche e antistoriche sinergie a livello di Regione che assomigliano troppo a espressioni di provincialismo piuttosto che di regionalismo e, non ultima, la fantasia dei docenti nell’escogitare soluzioni stravaganti per venire a capo del rebus. (Fonte: N. Casagli, Roars 03-12-15)