Home 2015 23 dicembre IN EVIDENZA IL MINISTRO GIANNINI INTERVISTATO SUI PROBLEMI DELL'UNIVERSITÀ IN PARTICOLARE NEL SUD
IL MINISTRO GIANNINI INTERVISTATO SUI PROBLEMI DELL'UNIVERSITÀ IN PARTICOLARE NEL SUD PDF Stampa E-mail

«C'è un lieve recupero di immatricolati come certifica l'Istat, ma non tale da farci recuperare nelle classifiche europee, peraltro dove si considera laureato chiunque faccia degli studi dopo la maturità mentre noi puntiamo alla laurea quinquennale, uno schema classico che ci deriva dalla storia del '900 e che non sempre oggi dà le risposte che servono. Anche i corsi biennali post diploma, che dobbiamo sviluppare di più, sono istruzione superiore».
«Non c'è alcun dubbio che la crisi economica si senta di più al Sud. La crisi pesa sulle famiglie e ha effetti sull'istruzione non obbligatoria. Ecco perché insisto sul fatto che dobbiamo offrire anche opzioni più brevi rispetto al 3+2 e orientate verso quanto ci chiedono gli stessi studenti: cioè una formazione che soddisfi la domanda di innovazione».
«La tutela del diritto allo studio nel nostro Paese è debole per quantità e gestita in modo inefficiente, soprattutto al Sud, anche se non solo nel Mezzogiorno. Nella legge di stabilità abbiamo dato un segnale con 212 milioni per questo capitolo di spesa. So che sarebbero serviti 300 milioni, ma intanto è un segnale. Però, ne convengo, va eliminata questa figura assurda dello "studente idoneo senza borsa". La mia proposta, da discutere nella Conferenza Stato-Regioni, è di lasciare alle Regioni la gestione di mense e alloggi e di spostare sulle università i fondi per le borse di studio. Abbiamo iniziato a parlarne nella conferenza di Udine organizzata dal Pd».
«In questa conferenza sono uscite buone idee per l'università. Il settore non ha bisogno di un'altra riforma, sarebbe incauto andare a cambiare mentre è appena andata a regime la riforma precedente. Vanno migliorati singoli aspetti e questo delle borse di studio ne è un ottimo esempio, peraltro con un meccanismo anche semplice».
«Sulla ripartizione delle risorse oggi il Mezzogiorno risente di tre fattori che indeboliscono l'alta formazione: due a carattere interno agli atenei e uno esterno. C'è un'inefficienza misurabile con i troppi studenti fuori corso. Non sto dicendo che sia un problema solo del Sud o di tutti gli atenei meridionali, però in generale ci sono più fuori corso al Sud. In Belgio se per due volte non si supera lo stesso esame si esce da quel corso di studi: non mi sembra un modello da seguire, non mi piacciono le soluzioni estreme, però qualcosa va fatto. Il secondo tema è la ricerca: sono la prima a sostenere che la valutazione va affinata, tuttavia c'è un gap Nord-Sud nei risultati che va superato dagli atenei. Mi rifiuto di pensare che la ricerca non si possa far bene ovunque. E qui veniamo al terzo fattore: la territorialità. Non c'è dubbio che sia difficile e anche meritorio fare alta formazione in un'area con le diseconomie del Mezzogiorno. Di questo si tiene conto nel calcolo del costo standard per studente. Ma non basta: nel Sud vanno create delle aree ad alta intensità d'innovazione, che oggi in Italia sono presenti a Milano, a Torino, in Friuli. Sui punti organico mi risulta che il Sud abbia una quota adeguata, considerando gli atenei in ordine con i bilanci. In ogni caso, lo sblocco totale del turnover per i ricercatori vale per tutti. Certo, non sono soldi cash e quindi ogni università dovrà agire in base ai propri bilanci. Vedremo cosa sapranno fare, ma è un'opportunità straordinaria». (Fonte: M. Esposito, intervista al ministro Giannini, Il Mattino 09-12-15)