Home 2015 26 ottobre CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI CLASSIFICA DELLE UNIVERSITÀ. RETROCESSIONI DELLE ITALIANE
CLASSIFICA DELLE UNIVERSITÀ. RETROCESSIONI DELLE ITALIANE PDF Stampa E-mail

Nella classifica QS si assiste a un ridimensionamento che colpisce Bologna, Sapienza, Milano e Padova, tutte retrocesse sotto quota 200 o addirittura 300 rispetto al 2014, mentre solo il Politecnico di Milano sale al 187esimo posto. Vale peraltro la pena notare che Roma Tor Vergata è 33esima tra le migliori 50 università fondate nell’ultimo mezzo secolo. Per THES sono invece tre le università italiane tra le prime 200: la Normale (112esima), la Scuola Superiore S. Anna di Pisa (180esima) e Trento (198esima), mentre Bologna, Politecnico di Milano e Sapienza si collocano tra le prime 250. Ci sono diverse possibilità di leggere questi numeri. Il primo è che essere inclusi, a qualunque altezza, nel 4-5% delle migliori università al mondo è di per sé un risultato positivo. L’altro è di lamentare che nessun ateneo italiano emuli consorelle continentali, quali Leiden o Berlino, che ci distaccano in modo sensibile. Qui entra in gioco, ovviamente, la metodologia di calcolo. Entrambi i sistemi, per esempio, pesano al 10% il grado di internazionalizzazione, calcolato sia come numero di docenti che di studenti stranieri, campi in cui siamo poco competitivi. Resta poi enorme, nonostante l’apparenza di oggettività che entrambi i rankings coltivano con cura, il peso attribuito alla “reputazione”, il 33% per THES, addirittura il 50% per QS. Si tratta, lo dice il nome, di un criterio quasi inafferrabile, basato appunto sulla fama di cui un’istituzione gode nella comunità accademica e in quella dei datori di lavoro («da dove vengono i migliori laureati che assumete?»). È un criterio per un verso sostanzialmente tautologico (sono bravi tutti quelli che sono ritenuti bravi), dall’altro incontrollabile: chi sono gli intervistati? Come sono scelti? Quanto è indipendente e informato il loro giudizio? Esiste un collegamento tra le modalità di svolgimento di questo sondaggio e le attività di consulenza che le società di rankings vendono a singole istituzioni? Tutte domande cui è impossibile rispondere, ma che esortano a prendere questi numeri con un qualche distacco. (Fonte: A. Schiesaro, IlSole24Ore 03-10-15)