Home 2015 26 ottobre IN EVIDENZA COLLOCAZIONE INADEGUATA DEI LAUREATI E TROPPI STUDENTI IN CORSI CHE SERVONO A POCO
COLLOCAZIONE INADEGUATA DEI LAUREATI E TROPPI STUDENTI IN CORSI CHE SERVONO A POCO PDF Stampa E-mail

Dall'ultima ricerca annuale risulta che la media dei laureati italiani fra i 25 e i 34 anni è largamente inferiore a quella europea, 22% contro il 37%. Sono veramente troppo pochi i nostri? O non ce n'è invece una sovrabbondanza in certe discipline rispetto alle esigenze del mercato del lavoro? Risponde Fabio Roversi Monaco, presidente del Consorzio universitario AlmaLaurea: «Può essere vero che la media italiana dei laureati è più bassa, ma si deve tener conto del fatto che in altri ordinamenti, come quello tedesco, vengono considerati lauree dei titoli che in altri Paesi non sono riconosciuti come tali. D'altra parte va sottolineato che da noi c'è un numero di avvocati e altri professionisti molto superiore a qualsiasi Paese europeo, una pletora di persone e personaggi che danno ben poco alla società. Non credo che il numero dei nostri laureati sia così inferiore, c'è invece il problema di una loro collocazione inadeguata, per cui c'è una quota di persone in possesso del titolo che risulta intollerabile per le posizioni di lavoro effettivamente disponibili». I dati sull'occupazione a cinque anni dalla laurea vedono svettare ingegneri e medici, mentre faticano i laureati in indirizzi giuridici e letterari. Le politiche di orientamento sembrano largamente insufficienti ... «Non tutti, ma diversi atenei sono privi di un'efficace politica di orientamento. Non si può rimproverare troppo le scuole superiori, che hanno già i problemi loro, sono le università che si devono collegare meglio al mondo della scuola, in modo da creare le condizioni per cui gli atenei siano favoriti nell'illustrazione degli indirizzi di laurea più convincenti. I difetti nell'orientamento si riflettono anche sull'abbandono: dal primo anno al secondo si perde per sempre quasi il 16% degli iscritti, e un altro 4% cambia facoltà. E poi credo ci sia un lassismo forte in alcune facoltà di Giurisprudenza e di Lettere». Cioè? «C'è un numero di facoltà localizzate anche in zone dove non c'erano le condizioni per farle nascere, che attirano i giovani perché sono sotto casa loro, ma non i migliori docenti, quindi mancano degli strumenti fondamentali. Ciò porta a una sovrabbondanza di studenti in settori disciplinari in cui non esistono le condizioni per poi valorizzare i relativi titoli di studio nel mondo del lavoro. In altre parole, questi corsi servono a poco e contano poco, perché non hanno rapporti con l'economia e le professioni». (Fonte: F. Giubilei, intervista a F. Roversi Monaco, La Stampa 10-09-15)