Home 2015 26 ottobre IN EVIDENZA CLASSIFICAZIONE DEGLI ATENEI. GLI ITALIANI EMERGONO SE SI VALUTANO GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI IN BASE AI FONDI A DISPOSIZIONE
CLASSIFICAZIONE DEGLI ATENEI. GLI ITALIANI EMERGONO SE SI VALUTANO GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI IN BASE AI FONDI A DISPOSIZIONE PDF Stampa E-mail

A metà agosto è stata pubblicata la prestigiosa classifica Academic Ranking of World Universities (ARWU) redatta dall’università Jiao Tong di Shangai, che da più di un decennio mette in fila i migliori 500 atenei al mondo. Anche quest’anno questo evento è stato seguito da una sequela di riflessioni su quanto pessima sia la prestazione dell’Italia: la tesi di molti media è che non avere nessuna rappresentanza tra le prime 150 università del mondo sia da considerare un fatto deleterio e vergognoso, un grave danno di immagine ed un vulnus al prestigio già traballante del sistema scolastico del Bel Paese. Ma venendo ad un’analisi puntuale dei risultati conseguiti dai nostri atenei, pare davvero sciocco lanciare anatemi e giudizi sulla base dei dati nudi e crudi. È auspicabile che sia evidente a tutti la stortura insita nel raffrontare le prestazioni assolute in termini di risultati conseguiti tra, ad esempio, Harvard e La Sapienza. Ben più corretto sarebbe invece rapportare i dati su base relativa, ossia tenendo conto degli obiettivi raggiunti in base ai fondi a disposizione delle università. Utilizzando questo metro di paragone non solo le università italiane recupererebbero diverse posizioni in classifica, ma si piazzerebbero addirittura ai primissimi posti. Difatti, ricalibrando il punteggio ottenuto nell’ARWU in funzione delle spese operative, ben otto delle prime 10 posizioni della graduatoria sarebbero occupate da atenei italiani, con il primo posto da attribuire alla Normale di Pisa che si caratterizza per essere l’università più efficiente del mondo tra le 500 qui considerate, con netto distacco sulle altre. A seguire verrebbero poi Ferrara, Trieste, Milano-Bicocca, Pisa, Palermo e via discorrendo, per un totale di 20 atenei italiani nelle prime 40 posizioni. Riassumendo, poca spesa massima resa. (Fonte: university.it 10-09-15)