Home 2015 7 settembre RECLUTAMENTO RUOLO UNICO DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA. UN'IDEA ITALICA INTRAMONTABILE CHE NON HA RISCONTRO A LIVELLO INTERNAZIONALE
RUOLO UNICO DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA. UN'IDEA ITALICA INTRAMONTABILE CHE NON HA RISCONTRO A LIVELLO INTERNAZIONALE PDF Stampa E-mail

L’Associazione Rete29Aprile porta avanti (come da decenni il CNU) una proposta di istituzione del “ruolo unico” della docenza universitaria. In estrema sintesi, l’idea è la seguente: poiché professori ordinari, associati e ricercatori nelle Università svolgono grosso modo gli stessi compiti e le stesse funzioni, distinguiamo il reclutamento dalle progressioni di carriera. Il reclutamento per pubblico concorso potrebbe così essere limitato all’ingresso nel ruolo unico, con un giudizio di conferma dopo tre anni per l’inserimento stabile a tempo indeterminato. All’interno di questo ruolo unico le progressioni di carriera sarebbero a questo punto solo stipendiali, da regolare mediante semplice valutazione. Anche le cosiddette figure di pre-ruolo potrebbero essere inquadrate in un percorso unico e certo, per confluire in tempi ragionevoli nel ruolo unico.
Non sono pregiudizialmente contrario a ipotesi del genere, anche perché il ruolo unico nelle Università lo abbiamo già conosciuto: fu introdotto dal Decreto del Presidente Repubblica 11 luglio 1980, n. 382. Per la verità il DPR di ruoli ne istituiva due: quello dei professori universitari, a sua volta suddiviso in due fasce (ordinari e associati), e quello dei ricercatori. Per passare da un ruolo all’altro, o anche da una fascia all’altra, era previsto un concorso e un giudizio di conferma dopo tre anni. Il cursus honorum accademico completo prevedeva pertanto tre concorsi e tre giudizi di conferma. Con l’introduzione del dottorato poi si aggiunsero un concorso e almeno quattro giudizi di idoneità, tre alla fine di ciascuna annualità con commissione locale, più uno alla fine del dottorato con commissione nazionale o esterna. Con l’arrivo poi delle borse post-dottorato, degli assegni di ricerca e dei contratti di ricercatore a tempo determinato ex-Moratti, i concorsi e i giudizi di idoneità cominciarono a moltiplicarsi diventando praticamente annuali. Il ruolo però era di fatto unico, perché quando un ricercatore veniva confermato poteva ricostruire la carriera, e i periodi di pre-ruolo venivano riconosciuti ai fini dell’anzianità di servizio e della pensione. Anche quando il ricercatore passava al ruolo di professore, associato o ordinario, al momento della conferma, si procedeva sempre alla ricostruzione di carriera. A tutto questo è stato posto fine con la Legge 240/2010 che, abolendo le ricostruzioni di carriera e il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato ha, di fatto, frazionato la carriera universitaria in ruoli diversi, non comunicanti fra loro e per lo più precari.
Il ruolo unico così come proposto dalla Rete29Aprile semplificherebbe forse le cose, poiché il concorso sarebbe solo all’inizio della carriera, mentre le progressioni verrebbero decise mediante valutazione di merito. D’altra parte sono da temere non poco i criteri che potrebbero essere adottati per le valutazioni. Ci vorrebbero regole chiare, condivise e trasparenti, mirate davvero a premiare l’impegno e il merito. Il rischio è, fa notare N. Cassagli estensore dell'articolo, che poi le progressioni dipendano da lobby di pressione, corporazioni e logiche para-sindacali. Ma soprattutto non dovremmo discostarci dai modelli internazionali. La distinzione in professori ordinari, professori associati, ricercatori/lecturer/assistant professor esiste praticamente in tutto il mondo e, accanto a queste, esistono inoltre moltissime altre figure a tempo determinato per scopi di ricerca, didattica, clinica. (Fonte: N. Casagli, Roars 31-07-15)