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PIANO NAZIONALE RICERCA. 2,4 MILIARDI DA INVESTIRE FINO AL 2016 PDF Stampa E-mail

La bozza di Piano nazionale ricerca 2014-2020 messo a punto dal MIUR e atteso al prossimo Cipe mette sul piatto innanzitutto una somma ragguardevole: poco più di un miliardo, quasi la metà dei 2,4 miliardi che il ministero vuole investire in ricerca fino al prossimo anno. E poi introducendo una serie di strumenti su misura: dai fondi in più per convincere i vincitori di borse dell’Erc (il consiglio Ue della ricerca) a venire in Italia a sviluppare le loro ricerche alle chiamate dirette semplificate per i ricercatori e i docenti all’estero fino alle selezione di almeno 100 top talent. In pista anche un restyling dei dottorati per renderli più appetibili per il mercato e incentivi per le imprese che li assumono. Su questa misura la bozza di Pnr scommette 516,8 milioni. «Per formare i migliori ricercatori è importante investire sugli attuali percorsi di dottorato rafforzandoli ulteriormente su almeno tre aspetti: internazionalizzazione, interdisciplinarità, intersettorialità», avverte il documento programmatico del MIUR. L’internazionalizzazione si inseguirà soprattutto favorendo la mobilità dei dottorandi italiani verso università straniere. L’intersettorialità si dovrà tradurre in una «effettiva collaborazione con partner esterni all’università, sia pubblici che privati». Mentre l’interdisciplinarietà si favorirà favorendo l’ingresso di candidati con corsi diversi di laurea magistrale e acquisendo competenze funzionali alla ricerca ma anche al mercato del lavoro.
Su questo fronte la prima sigla evocata dal Pnr è «Fare», che sta per framework per l’attrazione e il rafforzamento delle eccellenze. Come? con 4 linee di intervento finanziate con 209 milioni: dalle misure di accompagnamento per enti di ricerca ed atenei che puntano a partecipare ai bandi Erc al sostegno a quei ricercatori che sono stati selezionati ma senza essere ammessi alla sovvenzione. In pista anche stanziamenti ad hoc - fino a 500 mila euro - per convincere i vincitori di bandi Erc a fare la loro ricerca in Italia e per rimanere poi a lavorare in istituzioni e organizzazioni italiane sia pubbliche che private con la garanzia che metà stipendio per tre anni sarà pagato da un fondo. Altri 186,5 milioni sono destinati poi alla «Ricerca italiana di eccellenza» («Ride»): questo piano riguarda docenti e ricercatori di atenei ed enti di ricerca per «consolidare gruppi di ricerca che abbiano dimostrato particolare creatività». Infine con il piano top talents (78,5 milioni) si punta ad attrarre cervelli dall’estero usando innanzitutto il metodo delle «chiamate dirette» da semplificare a cui aggiungere i bandi Montalcini e il programma "messaggeri della conoscenza". Ma anche mettendo in campo una procedura selettiva di carattere nazionale che ogni anno assegnerà «almeno un centinaio di posizioni triennali a tempo determinato» tra ricercatori di qualsiasi nazionalità che abbiano trascorso almeno 3 anni all’estero o abbiano vinto una borsa Erc. (Fonte: M. Bartoloni, IlSole24Ore 09-06-15)