Home 2015 18 maggio VARIE CONTRASTI TRA IL MINISTRO GIANNINI E IL PD SU UNIVERSITÀ PRIVATE E TELEMATICHE
CONTRASTI TRA IL MINISTRO GIANNINI E IL PD SU UNIVERSITÀ PRIVATE E TELEMATICHE PDF Stampa E-mail

La senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola e università del Partito democratico, e Stefania Giannini, ministro dell'Istruzione, non si trovano in accordo sulle università private (e telematiche). II ministro ha appena abbassato il livello dei requisiti richiesti, alle università private appunto, per la concessione dell'accredito pubblico. La senatrice le ha scritto, in un'interpellanza parlamentare, che sbaglia. Perché il livello medio degli atenei italiani che lavorano in modalità Mooc è già sufficientemente compromesso e perché procedendo verso il basso alla fine il ministero delle Finanze toglierà anche gli ultimi finanziamenti al settore. Sì, la Puglisi ha chiesto al ministro perché con un decreto del 27 marzo scorso lei abbia abbassato "in via transitoria" il numero minimo di presenza di docenti e più in generale i requisiti richiesti per l'accreditamento dei corsi di laurea. Da adesso, e fino al 2018, gli atenei privati e telematici possono far ricorso a docenti non strutturati - ovvero professori a contratto - fino a un terzo del numero previsto, e pure a professori incaricati pagati da imprese, fondazioni, soggetti esterni. Nell'interrogazione parlamentare si parla esplicitamente di scambio tra "salvaguardia dell'offerta e qualità della stessa" e si chiede al ministro se queste recenti scelte non rischino di favorire "una nuova proliferazione di corsi che non dispongono della necessaria dotazione di risorse umane e materiali" perpetuando "la manifesta insufficienza della dotazione di professori di alcuni atenei, in particolare i telematici, a discapito degli studenti". E contro il decreto ministeriale "abbassa livello" si è schierato l'Anvur, l'ente di valutazione universitario che, consapevole dei rischi di tenuta di alcune realtà, aveva comunque chiesto aiuti possibili solo in casi eccezionali. Invece, scrive Francesca Puglisi, "II decreto ha esteso la possibilità di deroga all'insieme dei corsi esistenti e non solo ai corsi che rischiavano la chiusura a causa del blocco del turnover" e non ha previsto restrizioni all'apertura di corsi aggiuntivi "per quegli atenei che, non disponendo del numero minimo di professori e ricercatori, si avvalgono di docenti non incardinati, eventualmente privi di requisiti di qualità come il possesso dell'abilitazione scientifica nazionale". (Fonte: La Repubblica 23-04-2015)