Home 2015 18 maggio RIFORMA UNIVERSITARIA BUONE INTENZIONI PER LA “BUONA UNIVERSITÀ”
BUONE INTENZIONI PER LA “BUONA UNIVERSITÀ” PDF Stampa E-mail

Il Documento di economia e finanza 2015 contiene uno specifico capitolo sull’istruzione: è l’1/16 del Programma nazionale di riforma, che riassume il quadro delle politiche innovative in corso di attuazione e le priorità future. La parte del documento che interessa è “Istruzione e ricerca: il Paese riparte dalla conoscenza”.
Per le università emergono novità di rilievo. La logica di fondo (progressivo ampliamento dei criteri meritocratici grazie all’aumento delle quote di finanziamento basate su risultati valutabili) è ancorata ad alcuni obiettivi precisi. Si dichiara che a regime la quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario, che nel 2014 è stata di 1 miliardo e 215 milioni (pari al 18% delle risorse disponibili), dovrà salire al 30%; contestualmente, l’incidenza sulla quota base del criterio dei “costi standard per studente”, attualmente al 20%, salirà al 100%. Si prospetta quindi (almeno nelle intenzioni) un completo superamento dei criteri di finanziamento “storici”, legati ai fondi assegnati negli anni precedenti, e l’affermazione di un sistema di assegnazione totalmente basato sui risultati. Ulteriore novità è l’impegno ad applicare “analoghe misure” sia per gli enti pubblici di ricerca (cui oggi è destinata una “quota premiale” inferiore al 10%) che per gli Afam (conservatori, accademie, istituti per il design). Sempre in rapporto agli incentivi meritocratici per gli atenei, il Def accenna a generici “interventi” sulle università che non raggiungano gli obiettivi di qualità nel reclutamento del personale.
La volontà di “accrescere il tasso degli immatricolati” e di diffondere meccanismi che “premino l’impegno degli studenti” è legata all’approvazione dei “Livelli essenziali delle prestazioni”, che rendano omogenea “la platea dei servizi agli studenti offerti dai singoli territori”: per l’università si prospetta quindi una definizione di standard quantitativi e qualitativi analoga a quella esistente per la sanità. Molte promesse anche sul terreno dell’internazionalizzazione: si dichiara che le risorse disponibili verranno assegnate in via prioritaria agli atenei che aumenteranno il tasso di studenti che partecipano ai programmi di mobilità e che conseguono all’estero molti crediti formativi; si guarderà inoltre al tasso di laureati che abbiano compiuto esperienze all’estero prima del conseguimento del titolo. Il tutto da coordinare con gli obiettivi europei, che stabiliscono un minimo del 20% di studenti che realizzino esperienze di mobilità entro il 2020.
“Entro il 2015” è annunciata la pubblicazione del nuovo Programma nazionale per la ricerca. Viene prospettato il completamento del sistema dei Cluster tecnologici nazionali, aggregazioni di imprese, atenei e istituzioni pubbliche e private che operino in settori innovativi. Per quanto concerne la valorizzazione della ricerca nelle università, il Def si concentra sul potenziamento delle chiamate dirette per docenti che lavorino all’estero e su una nuova procedura selettiva che assegni ogni anno “almeno un centinaio di posizioni triennali a tempo determinato” (di più non è dato sapere). Il documento si chiude con i dottori di ricerca, e precisamente con la promozione di “dottorati innovativi” che si basino su progetti internazionali e interdisciplinari. È prevista, infine, la creazione di canali specificamente dedicati all’inserimento professionale dei neodottori di ricerca.
(Fonte: M. Periti, IlBo 15-04-2015)