Home 2015 16 febbraio STUDENTI STUDENTI. ANALISI DEL CALO NEL PERCORSO FORMATIVO
STUDENTI. ANALISI DEL CALO NEL PERCORSO FORMATIVO PDF Stampa E-mail

Perché si perdono questi studenti? Anche qui ci troviamo di fronte a un problema di “leaky pipeline”, di tubo che perde, dove la pipeline è il percorso formativo. I tratti della tubazione sarebbero: scuola dell’obbligo -> scuola superiore -> università -> laureati. In rete si trovano dati e considerazioni per fare qualche analisi. Una “perdita” di tipo assoluto nel primo tratto/passaggio può essere solo legata a dati di tipo demografico: è calato in modo sensibile il numero di nati, e quindi poi di diciannovenni che si iscrivono all’università? La risposta è negativa, perché i tassi di diminuzione degli iscritti non sono paragonabili ai cali demografici verificatisi a fasi alterne in questi anni. Neanche il secondo tratto (diploma di scuola secondaria di II grado, o scuola superiore) costituisce una vera criticità: nel 2011 la percentuale di diplomi di scuola superiore rispetto alla popolazione dei 19enni era del 79%, una percentuale comunque inferiore a quella media europea (83%), ma di 4 punti percentuali. Ma il dato di per sé non è così significativo perché, come dice giustamente Andrea Cammelli di AlmaLaurea: “Il successo formativo del sistema scolastico secondario superiore non si misura solo dall’esito finale dell’Esame di Stato, ma anche e soprattutto sulla capacità di inserimenti professionali o formativi di alto livello qualificati, dove sia certificato e valorizzato il sapere come il saper fare”. La prima vera criticità si incontra, infatti, al momento dell’iscrizione all’università. L’emorragia degli ultimi dieci anni è preoccupante: 70550 iscritti in meno equivalgono ad una grande università italiana. Nei fatti, una università è già scomparsa. Nel 2011 mentre il 79% possedeva un diploma di scuola superiore, solo il 48% di essi (61 diplomati su cento, quindi) si iscriveva all’università rispetto alla media UE del 59% (-11 punti percentuali) e OCSE del 60%. Di quel 48%, il 12% frequentava l’università lavorando (studenti lavoratori). Per il calo di laureati bisogna prendere in considerazione il problema del rapporto d’importanza fra calo di iscrizioni e invece abbandoni universitari, rispetto alle medie UE. In Italia si iscrive all’università l’11% in meno dei 19enni rispetto alla media UE21, e si laurea il 20% in meno di studenti rispetto sempre alla media UE21. (Fonte: commento di Lilla a un articolo di De Nicolao su Roars 17-01-205)