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RICERCA. LO SVILUPPO SCIENTIFICO FRENATO DAI TAGLI PDF Stampa E-mail

L’Accademia europea per la scienza, che raggruppa una parte ampia degli scienziati europei, ha inviato qualche settimana fa una lettera aperta al Parlamento e alla Commissione europea. Gli scienziati protestano contro il piano Juncker di investimenti: al fine di recuperare il denaro necessario, sono stati decisi tagli ingentissimi a Orizzonte 2020, il fondo europeo per la scienza. In una situazione, per giunta, in cui la spesa europea per la ricerca scientifica è già oggi di quasi un punto in percentuale al di sotto di quella degli Stati Uniti. La solita protesta corporativa contro i tagli? Non proprio, se si considera che mentre si colpisce la ricerca scientifica non si tocca la Pac, il baraccone protezionista della politica agricola europea. La protesta dell’Accademia contro i tagli Ue alla ricerca segue di poco, peraltro, l’allarme lanciato da diversi scienziati europei contro le prevalenti politiche nazionali: politiche che ormai penalizzano gravemente la ricerca di base (la vera fonte delle nuove conoscenze) a vantaggio della ricerca applicata, la quale sola è passibile di impieghi economici immediati.
Molti forse pensano che questi problemi riguardino solo gli addetti ai lavori e che, per giunta, in un’epoca di recessione economica, non ci si possa permettere il lusso di dedicare fondi rilevanti alla ricerca scientifica. Ma le cose sono più complicate. Perché i tagli alla ricerca, diventando strutturali, e quindi permanenti, finiscono per favorire la decadenza economica di un Paese, o anche di un Continente. Si rischia di non accorgersene a causa dell’inevitabile sfasatura temporale: recuperare soldi dalla ricerca per contrastare la recessione economica qui e ora è una tentazione irresistibile dal momento che gli effetti negativi di quei tagli si potranno sentire solo nel lungo termine (quando, per giunta, gli autori dei tagli non saranno più lì, nelle posizioni che oggi occupano, per risponderne politicamente). La «ricchezza delle nazioni», il benessere collettivo, dipende da una pluralità di circostanze favorevoli, ma le due in assoluto più importanti sono sicuramente l’esistenza di condizioni di libertà personale e, appunto, lo sviluppo scientifico. Eliminate l’una o l’altra condizione e, alla fine, il benessere svanirà.
(Fonte: A. Panebianco. CorSera 21-12-2014)