Home 2015 20 gennaio IN EVIDENZA FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO 2014 DELLE UNIVERSITÀ. NUOVE REGOLE CON I COSTI STANDARD
FONDO DI FINANZIAMENTO ORDINARIO 2014 DELLE UNIVERSITÀ. NUOVE REGOLE CON I COSTI STANDARD PDF Stampa E-mail

Pubblicati oggi (16-12) i numeri del fondo di finanziamento ordinario 2014 delle Università. Il tassello inedito è rappresentato dai costi standard, che quest'anno decideranno la distribuzione del 20% delle risorse "non premiali", cioè 982 milioni di euro, per crescere poi in cinque anni a coprire tutti i 5 miliardi che non sono influenzati dalle performance ottenute da ogni sede sulla ricerca e sulla didattica. «In questo modo - ha sottolineato ieri Marco Mancini, capo dipartimento del Miur per l'Università, l'alta formazione artistica, musicale e coreutica e la ricerca - l'Università diventa il primo comparto pubblico in cui l'intero finanziamento statale è assegnato sulla base di parametri misurati su indicatori di qualità». Il finanziamento universitario, infatti, in questa chiave poggia su due capitoli. Quello "premiale", che nel 2014 vale 1.215 milioni di euro, dipende dai risultati raggiunti dagli atenei in tre campi: la qualità delle strutture impegnate nella ricerca, misurata dalla valutazione Anvur (850,5 milioni), le pagelle (sempre Anvur) sulla qualità della produzione scientifica realizzata dai docenti reclutati dagli atenei nel periodo valutato (243 milioni) e l'orizzonte internazionale della didattica, pesato in base al numero di studenti Erasmus e ai crediti conseguiti all'estero da studenti e laureati (121,5 milioni). Il secondo capitolo è invece rappresentato dalla spesa "storica", quella che a partire da quest'anno viene appunto erosa dal meccanismo dei «costi standard per studente in corso». Parametri, questi ultimi, che devono valutare il "prezzo giusto" di ogni corso di laurea in base all'offerta formativa e di strutture. Un passaggio, questo, previsto fin dalla riforma Gelmini del 2010, che ora però muove il passo decisivo verso l'attuazione.
Rispetto all'anno scorso, il balzo maggiore è quello compiuto da Bergamo, l'università guidata dal presidente della Crui Stefano Paleari, che dalle nuove regole ottiene 38 milioni di euro contro i 33,9 assegnati nel 2013 (+12,07%). Appena dietro nella classifica dei fondi in crescita arriva la Bicocca di Milano (112,4milioni, +8,13% rispetto all'anno scorso). A veder crescere la colonna delle entrate statali sono quasi tutte le università del Nord, ma tra i fortunati ci sono anche atenei meridionali come Napoli Parthenope, Benevento e Foggia. La divisione Nord-Sud torna a farsi sentire in maniera più pesante quando si guarda alle Università in cui l'assegno statale si alleggerisce: da Messina a Catania, da Palermo a Lecce fino a Cagliari, Bari e Potenza, il segno meno è quasi sempre affiancato ad atenei meridionali. Una flessione del 2,1% caratterizza anche La Sapienza di Roma, mentre la Federico II di Napoli quasi pareggia i conti del 2013 (-0,27%) e la Statale di Milano guadagna l'1,41 per cento.
Per il 67% delle università, fa notare il ministero nella nota che accompagna la pubblicazione di decreti e numeri, il fondo cresce rispetto all'anno scorso, e il fenomeno si spiega soprattutto con il consolidamento di alcune voci che ha fatto aumentare da 6,4 a 6,21 miliardi (+1,23%) la base di calcolo. Per il presidente dei rettori Paleari l'ingresso del costo standard è una «novità positiva», anche se sulla sua applicazione pratica si può sempre discutere: «È indubbio che siamo la prima pubblica amministrazione a introdurre questo indicatore di efficienza che scatta una fotografia dell'esistente per ogni ateneo aiutandolo a intervenire al suo interno sui singoli corsi che sono fuori linea per numero di docenti o di studenti iscritti». (Fonte: G. Trovati, M. Bartoloni, IlSole24Ore 16 e 18-12-2014)