A livello europeo negli ultimi due anni è in atto un processo di emulazione di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, e dal 2012 sono state avviate una decina di piattaforme di MOOC (Massive Open Online Courses), che però sono “country based”, con una forte connotazione territoriale, a partire dal limite rappresentato dalla lingua. Se si vuole ragionare a livello europeo dunque, per superare questa barriera, è necessario ricorrere al multilinguismo. In quest’ottica è nato il progetto EMMA, il nuovo European Multiple MOOC Aggregator, che il 29 settembre ha lanciato i primi 10 MOOC multilingue, disponibili in 8 diverse lingue, tra cui anche l’estone, con traduzione e trascrizione dei contenuti. L’Università Federico II di Napoli riveste il ruolo di coordinatrice del progetto. “Era un passo necessario per entrare in un mercato nuovo, internazionale, prevalentemente presidiato dalle università americane – spiega Rosanna De Rosa –. In termini pedagogici, EMMA vuole rispettare le differenze culturali che caratterizzano l’ampio bacino europeo, dunque i contenuti variano in base all’utente. Non sono presenti solo 8 diverse lingue, ma abbiamo pensato a modelli e approcci pedagogici diversi, con l’intento di coniugare l‘aspetto ‘massive’ con la dimensione individuale, perché siamo convinti che l’apprendimento, anche in un ambiente social, resta un fatto individuale”. I principali utenti dei MOOC non sono gli studenti universitari, bensì laureati o lavoratori che desiderano accrescere le proprie competenze o aggiornarsi professionalmente. Non si propongono dunque come risposta a quella domanda di innovazione didattica che arriverà a breve nel mondo accademico dai nuovi “studenti digitali”. La cosa però, non sembra preoccupare: “Internet non è un ambiente per lo studio, è uno spazio anarchico, per fare la rivoluzione, è uno spazio di libertà. I quasi nativi digitali, come li chiamo io, hanno ben presente la distinzione degli strumenti e dei rispetti utilizzi, usano la rete quando serve, ma per studiare il libro è ancora il mezzo dominante. In fondo sono due lingue, una cartacea, una digitale; gli studenti di oggi le conoscono entrambe, sarebbe sciocco perderne una a discapito dell’altra. Quello che si sta cercando di fare è integrare i due linguaggi”. (Fonte: L. Indemini, www.agendadigitale.eu 06-11-2014)
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