Home 2014 18 novembre STUDENTI STUDENTI FUORI CORSO E COSTI STANDARD
STUDENTI FUORI CORSO E COSTI STANDARD PDF Stampa E-mail

Per l’assegnazione delle risorse alle università, il criterio adottato, quello dei costi standard, è condivisibile ma la sua applicazione è del tutto insoddisfacente. Il punto principale riguarda l’esclusione dei fuori corso dal calcolo del fabbisogno. Il presupposto è che la loro presenza sia dovuta a carenze delle Università. Riportando i risultati di un recente test, Ferrante mostra che, invece, è decisiva la qualità degli studenti al momento in cui entrano nelle Università. Criteri del tutto condivisibili applicati talvolta nel modo sbagliato producono effetti nefasti. Questo rischia di essere il caso del principio del costo standard, utilizzato per assegnare risorse alle università italiane attraverso il Fondo di Finanziamento Ordinario. Lo scopo del principio, del tutto condivisibile, è quello di evitare che si impieghino più risorse di quelle che l’esperienza ha dimostrato essere necessarie. Applicato alle università il principio consiste nel definire un’unità di misura per il calcolo del fabbisogno standard. Come risulta dalla bozza di decreto resa nota in questi giorni, il Ministero ha individuato tale unità nel numero di studenti in corso o regolari. Proprio questa scelta rischia di produrre effetti nefasti a partire da un principio condivisibile. I presupposti della scelta del Ministero sono due, entrambi erronei. Il primo è che gli studenti fuori corso non incidano sul fabbisogno di risorse; in realtà essi gravano sulle risorse della struttura universitaria non meno degli studenti regolari, perché si presentano più volte agli esami e necessitano spesso di maggiore assistenza. Il secondo presupposto è che la presenza dei fuori corso ha un solo responsabile: le università presso le quali sono iscritti e le loro carenze.
Gli studenti non regolari sono tali in realtà anche e soprattutto perché molto spesso presentano potenziali di resa inferiori, dovuti a carenze nelle competenze di base, derivanti a loro volta dagli ambienti socioculturali meno favorevoli di provenienza. Non di rado si tratta, infatti, di studenti che sono costretti a lavorare per mantenersi agli studi. Un’ampia letteratura, a cavallo tra l’economia e la psicologia, mostra che la tecnologia di formazione delle capacità cognitive e non cognitive si caratterizza per la cumulatività dei processi sottostanti e per la presenza di significative complementarietà e irreversibilità nella generazione delle competenze che alimentano gli apprendimenti lungo la filiera formativa. In particolare, con l’avanzare lungo la filiera, risulta sempre più difficile recuperare eventuali deficit di apprendimento. Altrettanto ampia e consolidata è l’evidenza empirica sul ruolo essenziale giocato dai fattori di contesto nei processi di apprendimento (famiglia di provenienza, ambiente sociale e scolastico), indipendentemente dalle istituzioni formative e dai docenti.
(Fonte: F. Ferrante, Roars 23-10-2014)