ALCUNE PROPOSTE SULL’ABILITAZIONE SCIENTIFICA NAZIONALE |
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Ora che la strada dell’abilitazione scientifica nazionale si è imboccata può essere effettivamente una scelta di buon senso continuare a percorrerla, anche per evitare il continuo rimescolamento di procedure che col nuovo millennio sono state cambiate in media ogni 3 anni, facendo perdere ogni prevedibilità e ogni possibilità di controllo ai percorsi di formazione e di affermazione professionale. In questo caso, però occorre intervenire con una progressiva messa in efficienza che verta essenzialmente su tre capisaldi: - Distinzione netta e definitiva tra reclutamento (per il quale occorre prendere coscienza del fatto che le necessità di docenti per l’universalizzazione dell’esperienza didattica post secondaria necessaria a confermare l’Italia nel novero dei paesi avanzati sono evidenti, e che gli investimenti sono quindi indispensabili) e promozione delle carriere; - Diluizione nel tempo delle procedure di selezione e di attribuzione dei titoli abilitanti, anche con la responsabilizzazione delle sedi locali, chiamate con maggiore frequenza a render conto su una comparazione a livello complessivo delle loro scelte di assunzione ai primi gradi della carriera accademica; - Coinvolgimento più significativo della comunità scientifica nella definizione degli standard operativi e delle caratteristiche professionali irrinunciabili, evitando che i suoi esponenti “rientrino dalla finestra” come rappresentanti di interessi opachi e non immediatamente giustificabili sul piano culturale. (Fonte: A. Mariuzzo, www.termometropolitico.it 06-02-2014)
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