Home 2013 2 dicembre RICERCA. RICERCATORI. INNOVAZIONE RICERCA. SECONDO THE ECONOMIST NELLA RICERCA BIOLOGICA E BIOMEDICA I RISULTATI PUBBLICATI SONO RIPRODUCIBILI SOLTANTO NEL 25% DEI CASI
RICERCA. SECONDO THE ECONOMIST NELLA RICERCA BIOLOGICA E BIOMEDICA I RISULTATI PUBBLICATI SONO RIPRODUCIBILI SOLTANTO NEL 25% DEI CASI PDF Stampa E-mail

Un articolo di The Economist riferisce che, negli ultimi decenni, la ricerca biologica e biomedica è progressivamente decaduta giungendo ad un livello, diciamo, deplorevole. Basandosi su dati ottenuti da industrie farmaceutiche il giornale economico britannico concludeva che i risultati pubblicati sono riproducibili soltanto nel 25% dei casi, lasciando intendere che per il restante 75% essi sono probabilmente truccati o inattendibili. Le cause di questo disastro sarebbero molteplici. Da un lato i ricercatori avrebbero abbandonato i criteri di correttezza ed obiettività sviluppati a partire dall'Illuminismo, per farsi guidare dal così detto publish or perish, la necessità di pubblicare per restare a galla; dall'altro il sistema di valutazione degli articoli da parte di altri esperti nel campo, il così detto peer review, è degenerato lasciando spazio ad opportunismi, se non a vere corruzioni; infine i ricercatori hanno perduto interesse per le conoscenze, necessarie per la stessa comprensione del loro lavoro, come la statistica, e quindi sbagliano senza neanche rendersene conto. Il problema, secondo The Economist, è di difficile soluzione anche perché le Istituzioni di promozione della ricerca, a cominciare dal National Institute of Health americano, non finanziano progetti di controllo nei quali esperimenti già pubblicati potrebbero essere ripetuti e, nel caso, validati. Di conseguenza, per chi affronta la ricerca in un nuovo settore non esistono criteri per distinguere i risultati attendibili e quelli da scartare.
Le descrizioni apocalittiche di The Economist mi sembrano eccessive. Se si considerano tutti gli articoli relativi a problemi di interesse industriale, che escono oggi sulle migliaia di riviste scientifiche, di carta e on line, che esistono, è possibile che ci siano molti bidoni. Questi bidoni, però, non rappresentano lo stato della ricerca nel suo complesso. È vero che, tra i moltissimi progetti approvati in tutto il mondo ce ne possono essere alcuni, finanziati magari da bizzarri milionari americani, che sono tecnicamente impossibili o scientificamente assurdi. Essi però emergono dall'anonimato perché in Italia esistono giornali più interessati allo scoop che alla realtà, anche in campo scientifico. Quello che deve essere chiaro, comunque, è che la serietà scientifica nata con l'Illuminismo non si è per niente allentata o corrotta. Anzi, emergere oggi nella scienza biologica e biomedica è certamente più difficile di qualche decennio fa. Secondo me, quindi, per tutti quelli che cominciano o continuano a lavorare nel campo, la sfida è senz'altro dura. Se però esiste l'interesse a farla, questa sfida, i problemi non saranno i bidoni o le congreghe dei competitori, ma piuttosto il rapido sviluppo della tecnologia, le scoperte incessanti, l'isolamento di cui soffre molta ricerca italiana, i finanziamenti insufficienti.
(Fonte: J. Meldolesi, Roars 20-11-2013)