Home Ultimi Articoli 02-12-2013 L’UNIVERSITÀ NEI CONFRONTI INTEREUROPEI. PRIMA PARTE. GLI STUDENTI
L’UNIVERSITÀ NEI CONFRONTI INTEREUROPEI. PRIMA PARTE. GLI STUDENTI PDF Stampa E-mail
02-12-2013

L’università pubblica italiana, specie il suo ceto accademico, è così ricorrente sui media con un’immagine negativa da far sospettare che la si utilizzi da paravento quando occorre distogliere l’attenzione da ben altri altri aspetti criticabili di pubbliche (e non solo pubbliche) istituzioni. È una rappresentazione dell’università, che sebbene non priva di alcuni elementi veritieri, è spesso “superficiale e sensazionalistica, quando non scandalistica” afferma giustamente Vaira1. Scaturite dai biasimi che bersagliano l’università pubblica sui media, una serie di domande ha avuto la risposta pertinente e documentata di pochi. Fra questi, oltre a Vaira, M. Regini2 (una proliferazione eccessiva dell’offerta formativa? una “produttività” insoddisfacente? una università dei “baroni”? una spesa eccessiva con sprechi e inefficienze?) e G. De Nicolao3 (spendiamo troppo per l’università? e per ogni studente? troppi professori? un’università quasi gratuita? i fuoricorso: un fenomeno solo italiano? troppi dottori di ricerca? troppi laureati?). Risposte esaurienti a queste domande si trovano anche nei numerosi contributi offerti dal volume a cura di G. Capano e M. Meloni4.
Valutazioni e confronti internazionali, o almeno intereuropei, espressi da qualificate fonti sono l’unico mezzo per argomentare sul mondo universitario italiano in una comparazione obiettiva con i tanti altri mondi universitari di tradizioni assai diverse. Da una recente conferenza tenuta all’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna5con una serie di diapositive ho ricavato questa nota che per la sua provenienza da quadri sintetici risulterà abbastanza schematica.  
Uno sguardo preliminare “panoramico” all’istruzione superiore o terziaria nell’Unione europea non è superfluo prima di presentare i dati di confronto pertinenti alle diverse accademie. L'Ufficio Statistico dell'Unione europea (Eurostat 2013)6, una Direzione Generale della Commissione Europea, fornisce le seguenti informazioni di sintesi.
L’UE dei 27 ha 4.000 istituzioni di istruzione superiore che accolgono quasi 20 milioni di studenti, e sei Paesi (Germania, Regno Unito, Francia, Polonia, Italia e Spagna) ne hanno da soli 2/3 del totale complessivo. Nell’anno 2010 si sono laureati nella UE 4.500.000 giovani. Scienze sociali, Economia e Giurisprudenza hanno la maggiore presenza femminile e sono mediamente più frequentate; segue Ingegneria con la più alta concentrazione maschile (3/4 degli iscritti). L’età media per ottenere il titolo finale è stata di 22,1 anni in Irlanda, Spagna, Svezia, Danimarca, Finlandia, Austria, Lussemburgo, Grecia e Germania. 65 città - di cui 4 Capitali - contano una media di 150 studenti universitari ogni 1.000 abitanti. Città con elevati tassi studenteschi sono in Polonia, in Italia e in Slovacchia. Tra le capitali più popolose, vi sono Roma con 82 studenti su 1.000 abitanti, Madrid (56), Londra, Berlino e Atene (50).
In questa prima nota sono trattate le situazioni degli studenti universitari in un confronto intereuropeo che in alcuni casi è stato esteso agli USA e ad altri Paesi dell’OCSE. Così è possibile rispondere ad alcune delle domande sopra ricordate.

Spesa pubblica per studente
Secondo i dati dell’OCSE (2013)7nella spesa pubblica per studente (istruzione terziaria) l’Italia è sotto la media OCSE: si colloca al 14° posto per la spesa annuale. Per l’OCSE la spesa procapite per studente in Italia ogni anno è di 9.580 dollari, negli Stati Uniti è di 25.576 dollari, in Canada di 22.475, in Svizzera di 21.893, in Svezia di 19.562, in Giappone di 16.015, in Gran Bretagna di 15.860 in Francia di 15.067. L’Italia è al 16° posto (dopo Danimarca, Svezia, Olanda, Finlandia, Svizzera, Regno Unito, Germania, Giappone, Spagna, Austria, Australia, Francia, Irlanda, Belgio, Islanda) per la spesa per studente lungo tutto il corso di studi. In equivalenti USD (convertiti attraverso le PPP - Purchasing power parity - utilizzate per il PIL) la spesa pubblica per studente lungo tutto il corso di studi è di 60.000 in media nei Paesi OCSE e di poco superiore a 40.000 in Italia (Tabella 1). Inoltre l’Italia è al 31° posto su 36 nazioni per quanto riguarda la spesa per istruzione terziaria rapportata al PIL. E da quando è iniziata la crisi economica (tra il 2008 e oggi), mentre in 24 nazioni su 31 la spesa complessiva in formazione cresceva in rapporto al PIL, in Italia tale spesa non solo è stata ridotta ma ha subito la riduzione più rilevante di tutte le nazioni considerate salvo l’Estonia.


Tabella 1. Spesa pubblica per studente (istruzione terziaria) lungo tutto il corso di studi in USD equivalenti nei paesi Ocse (Italia al 16° posto). (Fonte: Ocse, Education at a glance 2013)

Tasse studentesche

Riguardo alle tasse (contribuzioni) studentesche annuali, secondo l’OCSE 2012 soltanto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi gli studenti pagano tasse in media più elevate che in Italia. Ma questo dato medio non è abbastanza significativo per il costo che gli studenti pagano per frequenate l’università. Infatti il rapporto tasse/altri sussidi agli studenti cambia notevolmente da Paese a Paese e i valori medi non sono abbastanza indicativi dato che in alcuni Stati, soprattutto quelli federalisti, ci sono grandi variazioni di costi a seconda della regione e dell’università8. Un gran numero di Paesi, principalmente nordici, applicano tasse zero a tutti gli studenti indistintamente. Paesi che garantiscono un’università gratuita con ampia disponibilità di servizi sono Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia (solo i master sono a pagamento), ma a costo zero sono anche le università di Austria, Repubblica Ceca, di molti Laender tedeschi (escluse Baviera e Bassa Sassonia), Scozia, Cipro, Malta e Grecia. In Croazia, Lituania e Slovenia paga solo una piccola percentuale di studenti.Pagano tutti nel Belgio fiammingo, in Bulgaria, Islanda, Olanda, Polonia, Slovacchia e Turchia. In alcune nazioni europee paga la maggior parte degli studenti in rapporto al reddito individuale o familiare: Belgio (zona vallona), Estonia, Francia, Ungheria, Lettonia e Romania.
A partire dal 2013-2014 l'Estonia ha introdotto una riforma che lega le tasse alle performance degli studenti. Se gli studenti raggiungono 60 crediti per anno non pagano tasse, ma quelli che raggiungono meno crediti sono chiamati a pagare una tassa per ogni credito e con questo sistema la tassazione può arrivare fino a 7.200 € annuali.
Nel Regno Unito (Inghilterra) fino al 2011-2012 l’iscrizione annuale costava circa l’equivalente di 4.000 €, ma dal 2012 il governo ha autorizzato le università a richiedere agli studenti fino a un massimo di 9.000 sterline (11.099 €). Gli universitari possono richiedere dei prestiti per pagare le tasse e restituirli quando iniziano a lavorare con un reddito annuo minimo di 21.000 sterline. In Scozia gli studenti scozzesi e dell’UE non pagano tasse nel primo ciclo. In Irlanda del Nord le tasse per il primo ciclo raggiungono al massimo 4.409 €.
Per dati più dettagliati si può leggere il rapporto, con tutti i costi e benefici per gli studenti delle università europee, realizzato da Eurydice9, la rete di informazione sull’istruzione in Europa istituita dalla Commissione europea e dagli Stati membri dell’UE.
Secondo l’ufficio statistica del MIUR l’andamento italiano della contribuzione studentesca è in costante crescita dal 2006-2007, assestandosi nell’a.a. 2010-2011 a 1.637 milioni di € contro i 1.367 di quattro anni prima. Fino al luglio 2012 la contribuzione studentesca era regolata dal DPR 306/97, che chiariva che “la contribuzione studentesca non può eccedere il 20% dell’importo del finanziamento annuale dello Stato”. La norma è stata di recente corretta dalla Spending Review, che pur mantenendo il limite del 20% ha cambiato il numeratore e il denominatore del rapporto, di fatto consentendo l’aumento fuori controllo delle tasse universitarie.
Si deve comunque rilevare che in Italia vi è un’ampia variazione delle tasse annuali a seconda delle fasce di reddito (da 500 a 2000 € l’anno), a seconda delle discipline umanistiche o scientifiche (Tabella 2) e a seconda degli atenei (es. università di Potenza 436,6 €, Milano Politecnico 1711,9 €) (Tabella 3).


Tabella 2. Tasse studentesche.. Medie annuali in Italia a seconda della fascia di reddito e a seconda delle discipline umanistiche e scientifiche. (Fonte: Terzo rapporto sulla retta degli studenti degli atenei italiani – O.N.F., Osservatorio Nazionale Federconsumatori, Ottobre 2012).


Tabella 3. Tasse studentesche medie annuali in € nel 2012. (Fonte: IlSole24Ore 06-11-2013)


In Italia vige anche l’imposizione di una tassa minima di iscrizione alle Università, determinata per l'anno accademico 2012/2013 in € 192,57, aumentata dell'1,5 per cento in relazione al tasso di inflazione programmato per il 2013, ed è pertanto determinata per l'anno accademico 2013/2014 in € 195,46.
E’ stato calcolato anche l’indice di convenienza per gli studenti di vari atenei pubblici italiani, Si tratta di un indice che riflette il “Rapporto posizione in un ranking internazionale/costi da sostenere”, in pratica chi offre il rapporto migliore costo/qualità.
Nella Tabella 4 è riportato l’indice di convenienza riferito al 2012 di alcuni atenei valutati e classificati dall’ARWU (Academic Ranking of World Universities).


Tabella 4. lndice di convenienza per gli studenti riferito al 2012 di alcuni atenei italiani valutati e classificati dall’ARWU (Fonte: ARWU - Academic Ranking of World Universities. Corriere Economia 03-06-2013).

Per confrontare i costi per gli studenti delle università europee e più in generale dell’OCSE con i costi per gli studenti delle università degli USA vale la sintesi, su “USA. Quanto costa annualmente frequentare l'università” pubblicata da lettera43.it10, che segue.
Columbia, Cornell Yale, Harvard, Stanford, Notre Dame, sono tutte università attorno ai 40.000 USD, ma con mantenimento e libri il totale s’avvicina spesso a 60.000 USD l’anno. Altre medio - piccole ma blasonatissime sono ancora più care. L’80% e più dei giovani americani non frequenta questi atenei privati di élite ma università statali, in genere ottime, o gli ancor meno cari Community college, Scuole in genere biennali che consentono poi di concludere gli studi altrove. Ma anche l’università statale non costa poco: la retta (tuition) media è circa 21.000 USD per gli studenti out of State. Il 40% circa degli studenti, in quanto residenti del rispettivo Stato, ne paga non più di 10.000.  
Regge il confronto con certi atenei americani la nostra privata Università Bocconi che chiede 11.000 € l’anno (circa 14.000 USD) agli studenti di famiglie con oltre 114.000 € di reddito e 5.000 per quelli di famiglie con reddito più basso.
Nella Tabella 5 è possibile trovare le variazioni delle rette (tuition) dei college americani per corsi di quattro anni dal 2000 al 2012, confrontati con il costo medio di una nuova casa unifamiliare e di un'auto media nuova. Si vedono anche le previsioni di spesa fino al 2025, anno in cui un corso quadriennale potrà verosimilmente costare da un minimo di 97.000 USD a un massimo di 237.000 USD nei college più prestigiosi.


Tabella 5. USA. Variazione dei costi (tuition) del college per corsi di 4 anni dal 2000 al 2012
e previsioni per il 2025. (Fonte: TIME 2013)

Gradimento degli studenti per università e città universitarie

Una classifica del gradimento studentesco per le Università europee (Tabella 6), basata sulla raccolta di recensioni ed opinioni (46.537) espresse da 16.861 studenti internazionali, è stata pubblicata sul sito di StudyPortals11, nato da un'idea dell'European Students Association, che raccoglie un'ampia gamma di offerta formativa. Tra le università italiane che hanno ricevuto abbastanza recensioni da parte di studenti internazionali per risultare “eleggibili” per gli International Student Satisfaction Awards, dodici hanno ottenuto dagli 8 ai 9 punti su 10 totali, ma nessuna ha ricevuto lo status di “outstanding” (eccezionale) assegnato all'ateneo che raggiunge almeno la quota di 9.5 punti. Tuttavia, due nostri Atenei sono qualificati come “eccellenti” (9 punti): sono l'Università di Bologna e l'Università di Padova, che ottengono pertanto il “Certificate for Excellent International Student Satisfaction 2013”. Sul podio, al terzo posto, troviamo l'Università di Macerata, insignita del “Certificate for Very Good International Student Satisfaction 2013”. Ricevono il certificato “very good” anche le altre 9 Università: Milano (Politecnico), La Sapienza, Bari, Modena - Reggio Emilia, Pavia, Perugia, Siena, Torino e Trento.
Il commento generale sull’università in Italia di StudyPortals è il seguente: ‘Come c’era da aspettarsi, gli studenti internazionali sono alquanto gratificati dall’atmosfera delle città italiane e dalla cultura mediterranea. Tuttavia, pur apprezzando molto gli aspetti sociali e culturali della vita studentesca, gli studenti trovano i servizi una causa di forte lagnanza. Inoltre, come in altri Paesi, uno degli aspetti singoli più negativi è l’inefficiente o eccessiva burocrazia’.
Per approfondimenti sul gradimento delle università dei vari Paesi in classifica si veda nel sito di StudyPortals Key influencers of international student satisfaction in Europe 2013: http://www.studyportals.eu/Data/Images/research/Key%20influencers%20report%202013%20-%20StudyPortals.pdf.


Tabella 6. Paesi europei che raggiungono la soddisfazione di studenti internazionali. NPS = Net Promoter Score® www.netpromoter.com (Fonte: StudyPortals 2013)

QS World University Rankings 2013 classifica le 50 migliori città universitarie per gli studenti in base alla qualità della vita valutata tramite dieci criteri: ambiente politico e sociale, salute e igiene, scuola e istruzione, servizi pubblici e trasporti, svaghi, beni di consumo, situazione abitativa e ambiente naturale. In questa classifica l’unica città italiana che compare è Milano, che si piazza al 21° posto con le sue quattro università: Università degli Studi di Milano; Politecnico di Milano; Università Cattolica del Sacro Cuore; Università Commerciale Luigi Bocconi.
La città di Milano è preceduta nell’ordine da Parigi, Londra, Boston, Melbourne, Vienna, Sydney, Zurigo, Dublino, Berlino, Montreal, Barcellona, Singapore, Monaco, Lione, Chicago, Madrid, San Francisco, New York, Hong Kong, Tokio (QS best student city rankings12 http://www.topuniversities.com/city-rankings/2012).


Borse di studio e sussidi agli studenti

La relazione tra i costi sostenuti dagli studenti (rette e mantenimento) e gli strumenti di supporto finanziario a disposizione ha evidenziato che esistono diversi modelli di mescolanza tra contribuzione studentesca (costi) e aiuti agli studenti. La differenza tra i sistemi sociali di welfare in vigore nei diversi Paesi influenza alquanto tale diversità, e Agasisti (2013)13 la correla a diverse concezioni prospettando quattro sistemi di finanziamento agli studenti: “mediterraneo” (Francia, Spagna, Italia); “anglosassone” (Regno Unito), “nordico” (Danimarca, Svezia, Finlandia) e “continentale” (Paesi Bassi, Germania).
Le differenze tra i sistemi sono rilevanti. Si va da borse di studio a fondo perduto piuttosto esigue nel primo sistema a una modalità di supporto con prestiti nel secondo, ad aiuti anche per consentire agli studenti di rendersi indipendenti dalla famiglia nel terzo e a un sussidio misto borsa-prestito nel quarto anche con premialità in relazione alle performance negli esami. La descrizione analitica di questi sistemi richiederebbe un approccio specialistico che esula, non solo per motivi di spazio, da questa nota, tenendo anche conto che i vari sistemi sono soggetti a variazioni sia in relazione alle scelte politiche (cambi di governo) sia nelle diverse regioni di uno stesso Paese, ad esempio Inghilterra e Scozia nel Regno Unito. L’unico modo per evidenziare una sintesi abbastanza esauriente dei vari sistemi (almeno quelli vigenti in Francia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito e Germania) è riferirsi alla Tabella 7, frutto di un’elaborazione di Agasisti su Bis (2010)14 e Eurydice (2011)15.


Tabella 7. Le principali caratteristiche dei sistemi di supporto agli studenti in Francia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito e Germania. (Fonte: Elaborazione di T. Agasisti 201313 su Bis 201014 e Eurydice 2011)15.

In Italia il supporto finanziario agli studenti è regolato dalla legge 240/2010 e dal relativo decreto legislativo attuativo 68/2012. Il sistema di finanziamento delle borse di studio comprende tre tipi di risorse: le risorse proprie stanziate dalle Regioni (1), il fondo integrativo stanziato annualmente dallo Stato (2) e una tassa regionale per il diritto allo studio (3).
Come si può vedere nella Tabella 8 le risorse statali (fondo integrativo) sono andate diminuendo tra il 2009 e il 2013: dopo un picco a 246 mln nel 2010 sono scese da 163 a 151 milioni di € nel 2013 e così sono ritornate sugli stessi importi del 2008. Dal 2006/07 al 2011/12 il numero di studenti beneficiari è calato del 22%, mentre in Francia è cresciuto del 32%, in  Germania del 33% e in Spagna del 59%16.
A partire dal 2014, 100 milioni annui finanzieranno il fondo integrativo per le borse di studio degli studenti universitari. A questi si potranno aggiungere 12,8 milioni previsti dalla legge di stabilità. Inoltre per il 2013/2014 sono previste anche nuove borse per la mobilità, pari a 5.000 € annui, destinate agli studenti meritevoli che si immatricolano in un corso di laurea triennale o  magistrale a ciclo unico in una Regione diversa dalla propria: nel complesso  risorse pari a 17 milioni di € per circa 1.130 borse.
Va rilevato che gli importi delle singole borse di studio in Italia sono sempre stati inferiori a quelli dei principali Paesi europei: nell’a.a. 2011/12 ammontavano annualmente a 4.900 € per gli studenti fuori sede, a 2.700 € per i pendolari e a 1.850 € per gli studenti in sede. Inoltre il numero delle borse non è mai riuscito, per inadeguatezza di risorse, a essere pari al numero degli idonei (nel 2010/11 dei 181.312 studenti aventi diritto a una borsa di studio solo 132.222 hanno avuto la borsa)17. Peraltro il numero degli idonei non ha mai superato il 9% del totale degli studenti per effetto di una selezione più limitativa rispetto a quella degli altri Paesi. In riferimento all’anno 2010 hanno ottenuto borse solo il 7% degli studenti italiani contro il 25,6% dei francesi, il 30% dei tedeschi e il 18% degli spagnoli17.
Tuttavia, riguardo al supporto agli studenti in generale, si può citare come nostro dato positivo che i posti alloggio per i beneficiari delle borse  sono aumentati in un decennio (2002-2011) da circa 29.000 a oltre 41.000.
In Francia, per confronto, dove il numero dei borsisti è aumentato del 59% in sei anni, nel 2011/12, in virtù di uno stanziamento di oltre 900 milioni di €, i beneficiari di borsa sono stati 305.000, 2,5 volte quelli dell’Italia. Oggi la percentuale degli studenti beneficiari di borse è più del triplo rispetto all’Italia, arrivando a circa il 30% del totale degli immatricolati, e in più le università non richiedono tasse d’iscrizione salvo una contribuzione amministrativa-assicurativa di circa 350 €. Inoltre per il 2013-14 è stato disposto l’aumento delle sovvenzioni (€ 700, +15%) a favore di studenti di famiglie con  basso reddito, l’introduzione di 55.000 borse pari a € 1.000 annui per appartenenti alla classe  media, con reddito non elevato, che devono lavorare per mantenersi agli studi, e l’aumento di 1.000 borse di studio (di importo variabile da € 4.000 a € 5.500  annui) a favore degli studenti senza sostegno familiare.


Tabella 8. Borse di studio per gli studenti universitari in Italia. Fondo statale integrativo dal 2000 al 2013 in milioni di €. (Fonti: MIUR, Legge di bilancio, Roars16 15-11-2013)

Studenti fuoricorso

In Italia il numero degli studenti immatricolati è diminuito variando da poco meno di 350.000 dell’anno 2003/04 a 269.693 nel 2012/13. All’inizio dell’a.a. 2013/14 si registra tuttavia un’inversione di tendenza: un conteggio finale su uno spaccato rappresentativo di atenei certifica che le iscrizioni totali al primo anno crescono del 2,4% dopo un calo del 17% in una decade. Questo calo si è accompagnato a un aumento del fenomeno dei fuoricorso che non è un fenomeno solo italiano come taluno ha prospettato. La percentuale degli studenti fuori corso è aumentata durante gli ultimi anni. Nel 1980, si contava solo un 30% di ritardatari, una percentuale che si è innalzata con l’avvento della riforma del 3+2: i fuoricorso nel 2000 erano infatti già il 44% per scendere nel 2006/07 al 42%. Ma nel 2008/09, secondo anagrafe.miur.it (dati aggiornati al 06-11-2013) i laureati fuori corso, ovvero i laureati in un numero di anni superiori alla durata normale del corso di studio, arrivavano a un totale di 146.642 (56,5%) di cui 96.386 (60,6%) nei corsi di laurea triennale18. Anche nel 2010, su 289 mila laureati, il 56% (162.000) ha finito per prolungare il percorso oltre il limite massimo. Tra i più lenti troviamo quelli del gruppo giuridico e del gruppo architettura, con il 69% di laureati fuoricorso. I più rapidi sono i laureati del gruppo medico con il 22% in fuoricorso.

Nella classifica 2012, stilata dal Sole 24 Ore, dei primi dieci atenei con studenti fuori corso in Italia, è in testa il Politecnico di Torino, dove gli studenti fuori corso sono più della metà, il 51,4%. Seguono le Università di Foggia con il 45,4%, di Salerno (43,4%), di Pisa (43,0%), di Potenza (42,8%), di Cagliari (42,7%), di Palermo (42,6%), di Reggio Calabria (42,2%), di Benevento (42,0%) e l'Università della Calabria di Arcavacata di Rende (41,8%)19. Una tabella molto completa dei fuoricorso nei vari atenei si trova in http://public.tableausoftware.com/views/universita/Grafica?:embed=y#1

Per confronto, a testimonianza che il fenomeno non è soltanto italiano, in Francia la Riforma universitaria 2013 ha come scopo principale, secondo il ministro dell’istruzione superiore Fioraso, di ridurre l’insuccesso degli studenti rappresentato dal fatto che solo il 43% riesce a passare al secondo anno di corso mentre solo il 38% ottiene una laurea (licence) in 3 anni contro il 60 % in Germania.

Negli Stati Uniti, The Chronicle of Higher Education (2012) riferisce che nello Stato della California solo il 34,8% degli studenti si è laureato in corso nel 2010. Secondo lo U.S. Departement of Education, National Center for Education Statistics, anche con grant e prestiti la percentuale degli studenti che si laureano in corso è del 58% per i corsi di quattro anni e soltanto del 30% per i corsi di due anni.


La mobilità degli studenti

Una visione generale della mobilità studentesca è offerta dalla Tabella 9, dove è in evidenza la distribuzione percentuale degli studenti stranieri nell’istruzione superiore per Paese di destinazione nel 2011. In Europa, l’Italia per la percentuale di ingressi di studenti stranieri (1,7%) è quinta dopo il Regno Unito (13%), la Francia (6,2%), la Federazione Russa (4,7%) e la Spagna (2,5%).


Tabella 9. Distribuzione degli studenti stranieri nell’istruzione superiore per Paese di destinazione (2011).

La possibilità per uno studente europeo di studiare in una università straniera o effettuare un tirocinio in un Paese presente all'interno dell'Unione è offerta dal progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students. Erasmus nacque grazie all'associazione studentesca Egee (oggi Aegee) fondata da Franck Biancheri (oggi presidente del movimento trans-europeo Newropeans) che nel 1986-1987 convinse il presidente francese François Mitterrand ad appoggiare la nascita di Erasmus. Divenne parte integrante dei programmi Socrates I (1994-1999) e Socrates II (2000-2006). A partire dal 2007 è diventato uno degli elementi del Lifelong Learning Programme (2007-2013)20. Il Programma Erasmus dell’Unione Europea per l’intescambio degli studenti universitari ha festeggiato nel 2003 il milionesimo partecipante. Attualmente più di 4.000 istituzioni universitarie di 31 Paesi aderiscono al progetto. L'Erasmus, Lifelong Learning Programme (LLP), permette agli studenti di trascorrere parte del loro percorso universitario, da tre a dodici mesi, in un altro Paese europeo. Con lo "status di studente Erasmus" lo studente può frequentare i corsi, sostenere gli esami, ottenerne il riconoscimento e vivere un'esperienza unica di arricchimento culturale.

Dalla sua creazione al 2009 si è giunti a mobilitare all'interno della comunità europea più di 2,2 milioni di studenti e nel 2013 Erasmus ha celebrato i tre milioni di studenti in mobilità. Nel quadro delle celebrazioni per il raggiungimento di questo obiettivo, la Commissione Europea ha pubblicato una classifica di atenei europei maggiormente impegnati nella mobilità Erasmus incoming, presentata a luglio 2013. Il primo ateneo europeo per numero di studenti in mobilità ricevuti nelle proprie strutture per l'anno accademico 2011/2012 è l'Universidad de Granada, con 2101 studenti, seguita al secondo posto da un altro ateneo spagnolo, l'Universidad Complutense de Madrid (2065 studenti). Al terzo posto si posiziona l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna con 1713 studenti. Altri quindici atenei italiani sono presenti nei primi cento posti: Sapienza - Università di Roma (8° posto, 1213 studenti), Università degli Studi di Padova (9° posto, 1195 studenti), Università degli Studi di Torino (27° posto, 827 studenti), Politecnico di Milano (32° posto, 753 studenti), l’Università degli Studi di Napoli "Federico II" (33° posto, 745 studenti), l'Università degli Studi di Milano (696 studenti), l'Università degli Studi di Firenze (643 studenti), l'Università degli Studi di Genova (607 studenti), l'Università commerciale "Luigi Bocconi" di Milano (555 studenti), l'Università degli Studi di Cagliari (538 studenti), l'Università di Pisa (528 studenti), l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (517 studenti), l'Università degli Studi di Palermo (495 studenti), l'Università degli Studi di Sassari e l'Università degli Studi Roma Tre (472 studenti).
E’ stata resa nota anche la crescita percentuale dei flussi di mobilità Erasmus outgoing, per motivi di studio e di lavoro, dei Paesi partecipanti al programma tra il 2010/2011 e il 2011/2012. Nella classifica il primo ateneo europeo è la Croazia (61,8%) seguita dalla Danimarca (19,8%) e dalla Slovenia (17,2%). L'Italia è al 19° posto, con una crescita del 6,1%. In coda Cipro, che ha visto una diminuzione del numero di studenti in uscita del 2,7%21.


Tabella 10. Numero degli studenti stranieri iscritti nell’istruzione superiore in un dato Paese OCSE come percentuale di tutti gli studenti iscritti all’estero. (Fonte: OECD, Education at a Glance 2013: OECD Indicators, www.oecd.org/edu/eag.htm).

Per conoscere la percentuale di giovani che studiano all’estero nell’istruzione superiore (2011) è valida la Tabella 10 che riproduce la Tabella C4.4. [1/2] pubblicata su Education at a Glance 2013: OECD Indicators7. La Tabella riguarda le università pubbliche di 20 Paesi OCSE (OECD) e mostra, per ogni Paese, sia la percentuale sul totale di studenti autoctoni che nell’istruzione terziaria si trovano in un dato Paese estero sia da quali Paesi percentualmente provengono gli studenti stranieri.
Per l’Italia si può rilevare che gli studenti italiani si recano preferibilmente in Germania (14,1%), in Austria (12,3%) e in Francia (9,8%). Mentre gli studenti che vengono a studiare in Italia provengono prevalentemente da Slovenia (9,6%), Grecia (9,2%), Israele (8,9%) e Svizzera (7,4%).

Prof. Paolo Stefano Marcato
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

 

 

Bibliografia

1. Vaira M. Il reclutamento accademico in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito – una prospettiva comparata. ROARS 04-01-2013. Reclutamento e carriera accademici in Europa. Finlandia, Germania, Italia, Norvegia, Regno Unito. Sociologia Italiana - AIS Journal of Sociology n. 0/2012.
http://www.roars.it/online/massimiliano-vaira-il-reclutamento-accademico-in-francia-germania-spagna-e-regno-unito-una-prospettiva-comparata/
2. Regini M. (a cura di). Malata e denigrata. L’università italiana a confronto con l’Europa. Donzelli, Roma 2009.
3. De Nicolao G. Spesa, risultati, efficienza: Miti, leggende e realtà dell'università italiana. Seminario tenuto all'università del Sannio (Benevento, 23 -01- 2013) http://www.slideshare.net/giuseppedn/spesa-risultati-efficienza-benevento-2312013.
4. Capano G. e Meloni M. (a cura di ). Il costo dell’ignoranza. L’università italiana e la sfida Europa 2020. Arel, Roma, S. E. Il Mulino, Bologna 2013.
5. Marcato P.S. Conferenza dibattito “Università e ricerca. Valutazioni e confronti internazionali”, 14 ottobre 2013, presso l’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Pubblicato su http://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/professori-emeriti/eventi-promossi-dallampe.
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