Home 2013 7 ottobre DOTTORATO DI RICERCA RAPPORTO SULLO STATO DEL DOTTORATO
RAPPORTO SULLO STATO DEL DOTTORATO PDF Stampa E-mail

Le stime riportate dall'associazione dei dottorandi e dottori di ricerca italiani (Adi), presentate nell'annuale rapporto sullo stato del dottorato in Italia parlano chiaro: poco più del 7% degli attuali assegnisti potrà in futuro accedere alla posizione di associato, e solo dopo un percorso decennale di contratti precari. Hanno ragione quindi quanti affermano che numericamente le attuali posizioni di dottorato eccedono l'effettiva capacità dell'università di aprire posizioni stabili. D’altronde credo che per risolvere questa difficile situazione sia innanzitutto necessario un cambio di rotta da parte del governo, con un orientamento forte e deciso sui temi della ricerca, dei giovani e dell'innovazione. Serve un completo sblocco del turn-over e un ri-finanziamento delle università per dare un futuro ai precari della ricerca, ma soprattutto per non sprecare il capitale umano di un'intera generazione. È certo quindi che il recente provvedimento che ha portato dal 20% al 50% lo sblocco del turn-over sia un'importante inversione di rotta rispetto a quelle che sono state le politiche degli scorsi anni, ma non sembra altrettanto sicuro che sia sufficiente a risolvere i problemi precedentemente creati. Non condivido, lo dirò subito, l’idea che il dottorato debba diventare una formazione professionalizzante, che credo sia compito dei corsi di laurea, almeno in parte, e dei master universitari. Il dottorato nasce invece come formazione alla ricerca e tale deve rimanere. D’altra parte il percorso stesso pensato per il dottorando è finalizzato prevalentemente all’attività di ricerca, e se questo non fosse lo scopo principale, allora per quale motivo i dottorandi dovrebbero fare ricerca?
(Fonte. G. Pozza, www.unipd.it/ilbo 03-09-2013)