Home 2013 2 settembre DOTTORATO DI RICERCA COSTI E OCCUPAZIONE DEI DOTTORI DI RICERCA
COSTI E OCCUPAZIONE DEI DOTTORI DI RICERCA PDF Stampa E-mail
Tomaso Greco, ricercatore all’Università dell’Insubria, ha provato a fare una stima complessiva della spesa sostenuta dallo Stato per ogni dottorato. «Il lordo beneficiario annuo per i dottorandi con borsa è di 13,6 mila euro», dice. «Poi, bisogna calcolare gli oneri contributivi. Se il dottorando è iscritto alla gestione separata Inps (l’aliquota è del 27,72%, di cui il 18,48% a carico dell’Università, ndr), il costo sale a oltre 16 mila euro l’anno. Il totale, per i tre anni, è 48 mila euro». Per un dottore di ricerca che gode di un sostegno finanziario si spendono quindi almeno 48 mila euro. Ma il calcolo può andare avanti e includere i “fortunati” che fanno anche ricerca oltre confine. «A questo – continua Greco – si può aggiungere che per 18 mesi il dottorando può usufruire di una maggiorazione del 50% per il soggiorno all’estero. A conti fatti, vengono fuori 60 mila euro, cifra alla quale vanno sommati i rimborsi, generalmente erogati dal dipartimento, per ulteriori trasferte e convegni». Oltre 60 mila euro nei casi in cui si lavora anche fuori Italia, circa 50 mila euro quando si è più stanziali. Cifre che non cambiano di parecchio se vi si aggiunge il budget, previsto dal nuovo regolamento di dottorato (DM 94/2013), che deve essere messo a disposizione di ogni dottorando per mobilità e attività di ricerca a partire dal secondo anno di corso: almeno il 10% della borsa di studio, ovvero non meno di 1.200 euro. Ogni anno accedono ai dottorati di ricerca oltre 12 mila laureati. Se consideriamo che la quota di chi frequenta un corso di questo tipo senza ricevere alcun contributo finanziario è intorno al 40% (39% nel 2009/10, dati CNVSU) e che i fondi privati a copertura delle borse non superano il 10%, ne deriva che lo Stato finanzia gli studi ad almeno 7 mila dottorandi spendendo come minimo 315 milioni di euro. Secondo una rilevazione Istat del 2010 fatta su chi ha conseguito il titolo nel 2004 e nel 2006, a tre anni dal termine la quota di occupati è sì alta (92,8%) ma soltanto il 48.4% fa attività di ricerca in modo prevalente e solo quattro su dieci (38%) godono di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. A cinque anni dal titolo, lo scenario cambia poco perché neanche la metà di loro (48,6%) fa prevalentemente ricerca benché ci sia più stabilità nei contratti (gli indeterminati sono il 52%).
(M. Di Lucchio, http://nuvola.corriere.it 08-08-2013)