Home 2013 6 Maggio STUDENTI NUMERO CHIUSO. RIFERIMENTI ALLA COSTITUZIONE
NUMERO CHIUSO. RIFERIMENTI ALLA COSTITUZIONE PDF Stampa E-mail

La Costituzione della Repubblica Italiana contiene un articolo (il n. 34) che sancisce il “diritto allo studio” ed è costantemente ricordato da chi ricorre contro il numero chiuso: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”
Chiaramente la Costituzione si preoccupa di garantire il diritto allo studio a chi fosse privo di mezzi e prevede che l’eventuale sostegno economico sia attribuito per concorso, e quindi per merito. Poiché la Costituzione esplicitamente cita “i capaci e meritevoli”, evidentemente presume, o almeno permette, che esistano delle prove di esame o concorso finalizzate ad identificarli; dunque non c’è una ovvia anticostituzionalità nel concorso di ammissione. Inoltre, esami di ammissione ci sono in tutta Europa o quasi: la corte di Strasburgo era probabilmente composta di giudici che per laurearsi avevano superato un esame di ammissione; era ingenuo pensare che la Corte Europea fosse più tenera dei nostri TAR.
Poiché l’Università italiana è pagata per circa l’80% dallo Stato con le tasse di tutti i cittadini (anche quelli che non possono permettersi il lusso di mandare i figli all’università), e solo per il 20% dalle tasse di iscrizione pagate dagli studenti, ogni iscritto è in larga parte a carico della società e non è irragionevole chiedergli di meritare l’iscrizione. Chi chiede diritto allo studio sta in ultima analisi chiedendo un supporto economico alla comunità, anche quando non chiede una borsa di studio. Comunque si consideri la questione, un riferimento al merito è imprescindibile. Naturalmente è possibile sostenere che l’interesse dello Stato non è quello di limitare l’accesso alla cultura ma quello di estenderlo: che sia necessaria una revisione della Costituzione, che dica che l’Università deve essere aperta a tutti, non solo ai capaci e ai meritevoli, e che l’unica forma di valutazione del merito deve venire dagli esami di profitto. Ma non si può ottenere questo risultato per ricorso, lo si deve ottenere con una riforma della Costituzione.
(Fonte: A. Bellelli, FQ 03-04-2013)