Home 2013 28 marzo UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ. UN’AUTONOMIA RESPONSABILE
UNIVERSITÀ. UN’AUTONOMIA RESPONSABILE PDF Stampa E-mail

Mi sia concesso però di esprimere forti dubbi circa il punto del documento della CRUI che così recita: «restituire l’autonomia responsabile all’Università rimuovendo gli attuali appesantimenti normativi per valorizzare le scelte di qualità e le vocazioni dei differenti atenei». In linea di principio anche questo punto va pienamente condiviso, ma a certe condizioni. Occorre sottolineare con forza l’aggettivo “responsabile” quando lo si abbina al termine “autonomia”. Altrimenti si rischia ancora una volta di riprodurre storture che sono nate proprio all’interno del mondo universitario, che deve in molti casi recitare il mea culpa. E’ un dato di fatto che, negli ultimi decenni, agli atenei italiani è stata concessa sin troppa autonomia. Non in termini assoluti, poiché essa è il cardine di molti sistemi universitari che funzionano meglio del nostro. Bensì in termini relativi, se si tiene conto della mentalità tipica del nostro Paese (e non solo del mondo accademico). Quasi sempre, in Italia, l’autonomia viene scambiata per licenza di fare “gli affari propri”. Equivale, insomma, a un “rompete le righe” che porta a situazioni caotiche, in cui non si capisce più a chi spettino le funzioni di controllo e il potere di far rispettare le regole. Mi spiego meglio. Per un lungo periodo i nostri atenei hanno inteso l’autonomia come possibilità di reclutare i docenti a loro piacimento. Non in base alle esigenze reali e al necessario raccordo con il mercato del lavoro, ma seguendo logiche del tutto interne (autoreferenziali, per usare un’espressione ormai abusata). Di conseguenza abbiamo tantissimi esempi di corsi di studio pieni di docenti e con pochi studenti e, al contrario, corsi con pochi insegnanti e tanti iscritti che annaspano per sopravvivere. E’ la conseguenza dei “rapporti di forza” all’interno delle (ormai ex) facoltà. E’ ovvio che una situazione di questo tipo non poteva durare a lungo, ed è pure sorprendente che la “bolla” sia scoppiata così tardi. Dubito che la riforma Gelmini possa risolvere i problemi. L’autonomia va benissimo ma deve, appunto, essere “responsabile”. Visto che il concetto di “responsabilità” non è particolarmente popolare nella nostra cultura, occorre imporla. E per farlo occorre un Ministero ben strutturato e in grado di controllare che non si fuoriesca dai limiti della ragionevolezza (spesso della decenza). Un Ministero, insomma, più simile a quello francese che al nostro. Allo stato dei fatti una mera utopia.
(Fonte: M. Marsonet, legnostorto.com 22-02-2013)